Aida a Verona: una festa riuscita a metà!

 

Aida di G. Verdi ha debuttato al Teatro Filarmonico di Verona lo scorso 12 febbraio 2023, nello stesso giorno dell’anniversario del centenario della nascita del grande Franco Zeffirelli.

 

 

 

Come accadde nel 2001 a Busseto, dove Zeffirelli creò questa scenografia proprio per quel piccolo teatro, oggi l’abbiamo potuta ammirare in tutto il suo splendore al Filarmonico di Verona. Una novità, in quanto Aida è un titolo notoriamente messo in scena in Arena, ed invece per il suo centenario della nascita viene rappresentata anche nel teatro scaligero.

Questa Aida, scenograficamente eccelsa, che Zeffirelli notoriamente chiamava “piccola Aida o Aidina “, è perfetta nel proiettare lo spettatore all’interno dei templi egizi e nelle varie ambientazioni degli atti, quasi come vedere lo spettacolo con un binocolo, ricca di dettagli e bellissimi costumi.

Certo, Aida è monumentale ed in questa “versione” qualcosa viene sacrificato, come il balletto, parti orchestrali e comparse, ma il tutto è talmente ben ideato che non toglie nulla alla drammaturgia dei personaggi che invece, al contrario, qui vengono esaltati e sviscerati facendoli ancor di più apprezzare.

Sul podio del Filarmonico il M. Massimiliano Stefanelli, che diresse anche la prima a Busseto nel 2001, dimostra piena padronanza della partitura, segue con attenzione i cantanti e cura ogni singolo strumento e parte orchestrale, ricreando atmosfere magiche musicalmente, ricca di sfumature, fraseggi e respiri. Una simbiosi perfetta con l’Orchestra della Fondazione Arena ha regalato al pubblico un’esecuzione magistrale. Fraseggi, colori e dinamiche sono uscite dalla buca orchestrale come non mai.

Unico neo il cast che non sempre si è dimostrato all’altezza, ma l’atmosfera che si respirava in sala è stata comunque esaltante.

Radamès affidato a Stefano La Colla è risultato anche troppo esuberante, sfociando in alcune stonature e forzature specie in acuto. La voce è eroica e svettante, ma il controllo vocale un po’ meno. Alcuni fraseggi molto impetuosi hanno reso alcune parti poco liriche. Anche per il soprano Monica Conesa, Aida, evidentemente molto emozionata per questo debutto, la recita parte in sordina con un vibrato nella voce che è risultato fastidioso e quasi stridulo, specie nel primo atto, si è ripresa un po’ nel terzo e quarto atto. La voce non è omogenea in quanto in acuto è passabile ma il centro ed il grave della voce sparisce in teatro. Interessante, comunque, la sua presenza scenica. L’esperienza e lo studio in futuro potranno aiutarla a superare questi limiti.

Poco omogenea anche Amneris affidata al mezzosoprano georgiano Ketevan Kemoklidze. L’affondo insistente nella voce di petto ha snaturato un po’ la drammaturgia ed il fraseggio della parte musicale, infatti era troppo evidente il passaggio vocale dal grave al centro, e in acuto, dove la voce perdeva di smalto e risultando sbiadita. Anche la sua interpretazione, quindi, ha risentito di questi problemi vocali lasciando un po’ delusi gli spettatori in sala.

Benissimo invece per il Ramfis di Antonio Di Matteo. Colore brunito, voce rotonda ed omogenea ha saputo infondere la giusta regalità al ruolo. Bravo!

Bene anche Youngjun Park nel ruolo di Amonasro, sia vocalmente che scenicamente, così come il messaggero interpretato da Riccardo Rados. Ottimo il Re di Romano Dal Zovo, ormai rodato nel ruolo, si destreggia con facilità nella parte. Ottima la sacerdotessa di Francesca Maionchi.

Ottima performance del Coro della Fondazione Arena curati dal M. Ulisse Trabacchin: la mancata uscita alla fine dell’opera non è passata inosservata dal pubblico che invece lo attendeva con il suo Maestro per applaudirli.

Bellissimi i costumi di Anna Anni qui rivisti da Lorena Marin, così come l’apporto di Carlo Centolavigna come scenografo collaboratore. Buone le luci di Paolo Mazzon e le coreografie di Luc Bouy.

Come detto all’inizio, manca un po’ il balletto che è ridotto a poche movenze da sei ballerine, tra le quali si distingue Elena Andreoudi, così come la grande scena del Trionfo che è qui più immaginaria e praticamente fuori dalla scena. L’allestimento merita comunque una maggior diffusione, ed è stata un’occasione quasi rara assistere alla messa in scena.

Con la proiezione di alcune immagini delle produzioni teatrali di Zeffirelli, all’inizio ed alla fine dello spettacolo, è stato ricordato, omaggiato e salutato il grande Maestro, accompagnato da scroscianti applausi del pubblico accorso in Teatro per questa occasione, a dimostrazione di una consolidata e fruttifera collaborazione del Maestro con Verona. Applausi finali, anche se non esaltanti, anche per gli interpreti.

Salvatore Margarone

 

La recensione si riferisce alla prima del 12 Febbraio 2023

Photo©ENNEVI

 

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