Quando Gigli, la Callas e Pavarotti…

Quando Gigli, la Callas e Pavarotti…

 

I Teatri Storici del Polesine

Rovigo, Palazzo Roncale

13 marzo –  4 luglio 2021

Mostra a cura di Maria Ida Biggi e Alessia Vedova, da un progetto di Sergio Campagnolo.

Campagna fotografica di Giovanni  Hänninen; videomaker Alberto Amoretti.

Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.

 

 

La passione per l’opera, il teatro, la musica, il balletto erano (sono) di casa nel Polesine. Non solo nella città capoluogo, Rovigo, ma in tutto il territorio. Basti pensare che c’è traccia documentata di almeno una cinquantina di teatri, attivi anche in paesini di poche anime, persi nel Delta del Po. Un fenomeno che per capillarità di presenze, in un territorio marginale e complesso com’era quello del Polesine, è davvero unico.

Teatri nati, quasi tutti, dalla volontà di gruppi di privati che si sono tassati per costruirli e poi per sostenerne l’attività. Soprattutto musicale, quasi gareggiando l’un l’altro per poter ingaggiare le migliori compagnie o per mettere in scena proprie “produzioni”, come si direbbe oggi. Proprio perché derivano di una “società” di persone, presero il nome di Teatri Sociali.

Della stragrande maggioranza di questi teatri non resta che la memoria negli archivi. La grande crisi, che già aveva cominciato a  mordere da tempo, si fece drammatica nel Novecento, quando il Polesine visse una delle sue epoche più difficili. Il substrato sociale che aveva voluto e sostenuto questi teatri si era via via indebolito e sfaldato. Molti di essi vennero abbandonati o abbattuti, altri trovarono una sopravvivenza, anch’essa effimera, come cinema. Poi il buio.

Oggi, di questo straordinario patrimonio, sopravvivono 7 teatri storici. Sei di essi sono  attivi: il Sociale di Rovigo, innanzitutto, il  Comunale ed il Ferrini  ad Adria, e quelli di Badia Polesine, Loreo e Lendinara. Tutti restaurati anche grazie al concorso di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che promuove questa mostra. Per il settimo teatro, quello liberty di Castelmassa, il restauro è in corso.

Va detto che di teatri in Polesine oggi ne sono attivi altri oltre ai  7 in mostra. La selezione è stata compiuta tendo conto di diversi parametri: data di apertura, interesse architettonici, livello dell’attività artistica.

La storia di questi 7 teatri è costellata di grandi debutti, di prime di opere poi diventate celebri, di piccole grandi  vicende che sono parte della storia italiana della musica e del costume.

Tra i tanti debutti, quelli di Beniamino Gigli, appena prima dell’entrata dell’Italia nelle Grande Guerra,  ne La Gioconda di Ponchielli; nel ’44 a debuttare a Rovigo fu Renata Tebaldi nel Mefistofele di Arrigo Boito. Ma dal Sociale sono passati anche Maria Callas, nel ’48 nel ruolo di Aida, e nel 1962, Luciano Pavarotti nei panni del Duca di Mantova nel Rigoletto. Poi le inaugurazioni storiche, con quella virtualmente doppia del primo Sociale rodigino: il 3 marzo del 1819, per la sua solenne apertura venne decisa la messa in scena de L’ombra di Fetonte quale “Omaggio della riconoscenza rodigina cantato per musica, da rappresentarsi nella faustissima circostanza in cui la Sacra Cesarea Maestà Francesco Primo, Imperatore d’Austria…onora coll’Augusta presenza Sua la Città Regia di Rovigo”.  La Poesia, ovvero le parole del libretto, erano opera dell’Abate Antonio Sonda, “accademico Concorde”, mentre la musica era opera del signor “Santo Campioni”.  A fare da sfondo alla vicenda di Fetonte era una scenografia che rappresentava Occhiobello. “L’ombra di Fetonte” era stata composta già nel 1916, ma l’Imperatore quell’anno non era riuscito a raggiungere Rovigo. Non ci riuscì nemmeno nella Gran Serata una indisposizione lo bloccò in Palazzo Angeli.  In Teatro lo rappresentò l’Imperatrice, entusiasta della serata e dell’edificio. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 26 aprile, ovvero il mese successivo, con Adelaide di Borgogna, scritta appositamente per l’evento da Pietro Generali su libretto di Luigi Romanelli.  L’Imperatore riuscì ad ammirare il Sociale solo il 21 luglio e, a leggere dal suo Diario, ne ammirò l’architettura e annotò anche quanto le donne presenti fossero ben vestite.

Per l’inaugurazione, il 23 agosto 1884, del Teatro Cotogni di Castelmassa venne scelta l’opera  Il Barbiere di Siviglia di Rossini, con la partecipazione straordinaria del famoso baritono Antonio Cotogni. Esibizione così memorabile da far intitolare il teatro  al cantante. Poi un altro debutto storico: fu il Comunale di Adria ad accogliere la prima tappa dello storico tour dei giovanissimi Genesis, Ma di episodi altrettanto memorabili, i teatri del Polesine ne possono raccontare davvero tanti. 

Anche dal punto di vista architettonico,  i teatri polesani, nelle loro differenti   peculiarità, sono di grande interesse. E le curatrici della mostra, Maria Ida Biggi e Alessia Vedova, hanno recuperato documentazioni e disegni originali di grandissimo interesse e qualità. Altri materiali, preziosi per valore storico, sono stati proposti alla mostra dai responsabili dei singoli teatri, tutti direttamente coinvolti nel far rivivere al Roncale le loro vere e proprie epopee.

La mostra presenta i 7 teatri   attraverso  documenti originali (affiches, libretti d’opera spesso autografati dai maggiori compositori, foto dedicate dai grandi interpreti, diversi e importanti filmati, scenografie, costumi… Descrivendoli nella loro architettura attraverso le immagini di un grande fotografo – Giovanni Hänninen – e di un abile videomaker, Alberto Amoretti.  Attingendo alla realtà aumentata per consentire ai visitatori di entrare dentro questi teatri, vivere l’emozione degli eventi musicali che hanno ospitati. Per poi uscire da Palazzo Roncale e andarli a visitare di persona, perché nessuna immagine e nessun documento riusciranno mai a trasmettere l‘emozione che si prova nell’entrare in un teatro carico di storia, in un mondo dove musica e fiaba, magicamente si fanno realtà. Di “presenze” che si riverberano nei palchetti e sui velluti.

Da sottolineare che, in contemporanea, con questa mostra allestita nell’intero Palazzo Roncale, nel dirimpettaio Palazzo Roverella il pubblico potrà ammirare la grandiosa esposizione “Arte e Musica” ideata e curata da Paolo Bolpagni, anch’essa promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi.

Media partner della Mostra: Il Gazzettino,  Il Resto del Carlino, La Voce di Rovigo, Rovigo Oggi.

 

 

Brevi biografie degli Autori della Mostra

 

MARIA IDA BIGGI  (Curatore Scientifico)

Maria Ida Biggi insegna Discipline dello Spettacolo all’Università di Venezia Ca’ Foscari e dirige l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. È autrice di libri e saggi dedicati alla storia del teatro, dell’architettura teatrale, della scenografia, della regia e dell’attore; tra le sue innumerevoli pubblicazioni, Pietro Gonzaga, la musica degli occhi (Olschki, Firenze 2006), Il Teatro di Lyda Borelli (Alinari, Firenze 2017). È inoltre curatrice di mostre dedicate alle arti performative, tra cui Eleonora Duse. Viaggio intorno al mondo (2010), Lyda Borelli primadonna del Novecento (2017), Léon Bakst. Symbol of the Ballets Russes (2018).

ALESSIA VEDOVA  (Direttore della Mostra)

Laurea a Venezia ed esperienza lavorativa nel settore museale in Gran Bretagna, storica dell’arte ha lavorato per anni come conservatrice della Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile di Rovigo. Attualmente è responsabile del patrimonio artistico e dei progetti espositivi della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

GIOVANNI HÄNNINEN  (fotografo)

Giovanni Hänninen ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria aerospaziale e insegna Fotografia per l’architettura al Politecnico di Milano. Dal 2009 fotografa per la Filarmonica della Scala. Nel 2012 viene scelto da Gabriele Basilico per la mostra 20X20 a Casa Testori e nel 2015 partecipa alla Triennale Off con MI-BG 49km. The Josef and Anni Albers Foundation lo invita a fotografare la propria residenza d’artista in Senegal e le sue immagini vengono scelte per la mostra Thread (2017) da David Zwirner, New York. Nel 2018 presenta il progetto d’arte pubblica People of Tamba in diverse città. Nel 2019 realizza una campagna fotografica per la Pilotta di Parma e partecipa alla mostra Nei Palchi della Scala al Museo Teatrale alla Scala. Il suo progetto più recente The Missing Piece (2020) ha vinto l’Hangar Prize.

ALBERTO AMORETTI  (videomaker)

Alberto Amoretti è sceneggiatore, autore e regista. Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografa di Milano nel 2010, inizia la sua carriera scrivendo film tv e serie per RAI e Mediaset. Nel 2016 esordisce alla regia con il documentario ATOPOS, generi teatranti. Nel 2017 è ospite di Thread, la residenza d’artista di The Josef and Anni Albers Foundation per cui realizza, insieme a Giovanni Hänninen, la video installazione Anni’s Loom (2017) presentata al Guggenheim Museum Bilbao, il corto A Touching Sight (2019), oltre alla serie di corti documentari Senegal/Sicily, proiettata in numerosi eventi e sedi internazionali. fra cui: Dak’Art 2018, Maysles Documentary Center di New York, Musée Yves Saint Laurent di Marrakech e Fondazione Sozzani a Milano.

 

Contact Center:

tel. 0425 46 0093

  

Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

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Alessandra Veronese – cell. 348 311 11 44

Comunicazione

Roberto Fioretto – Responsabile Ufficio Comunicazione – Tel. 049 8234800

comunicazione@fondazionecariparo.it

 

Ufficio Stampa della Mostra:

Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499

Rif. Simone Raddi gestione2@studioesseci.net

 

Photo©Giovanni Hänninen

Comunicato stampa del 21 Gennaio 2021

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