LA RIVALE di MARCO TARALLI a Miskolc in Ungheria

Martedì 12 giugno 2018

LA RIVALE
prodotta da Fondazione Teatro Coccia,

è a Miskolc in Ungheria

per OPERAFESZTIVÁL BARTÓK PLUSZ

Opera contemporanea
scritta da MARCO TARALLI su libretto di ALBERTO MATTIOLI
tratta dall’omonimo racconto di Eric-Emmanuel Schmitt

 

Novara, 4 giugno 2018.

Accolta con successo e favore della critica al suo debutto nel dicembre del 2016, l’opera La Rivale, scritta da Marco Taralli, su libretto di Alberto Mattioli, con la regia di Manu Lalli e la direzione d’orchestra di Matteo Beltrami – commissionata e prodotta da Fondazione Teatro Coccia – si prepara a varcare i confini nazionali e ad essere ospitata in Ungheria nella programmazione del prestigioso Operafesztivál Bartók Plusz di Miskolc. Martedì 12 giugno alle ore 21 l’opera andrà, infatti, in scena al Miskolc National Theatre – Summer Theatre. Tra i maggiori festival europei, il Festival d’Opera di Miskolc si tiene nella terza maggior città dell’Ungheria. Il titolo ricorda i legami musicali che l’Ungheria tiene con uno dei compositori che valorizzò in termini di ricerca etnomusicale la musica tradizionale ungherese Bèla Bartók.

Non per altro il Festival fu creato nel 2001 facendo nelle composizioni di Bartok l’elemento fondante dell’esistenza della manifestazione alla quale si aggiunge, in queste ultime stagioni l’offerta di sviluppare e proporre musica contemporanea, specificamente l’opera, ma a condizione che sia musica “popolare”. In pochi anni, il Miskolc Opera Festival ha fatto di Miskolc una importante roccaforte della scena lirica dell’Europa centrale e orientale.  La Rivale è la storia di Maria Callas raccontata dalla sua più acerrima rivale, nella finzione chiamata Carmela Astolfi, da un inedito e poco celebrativo punto di osservazione, quindi, che consente tanto a Schmitt che a Mattioli di schivare l’approccio agiografico alla rievocazione della Divina e di regalare un racconto dissacrante e divertente, ricco di aneddoti gustosi e di osservazioni molto competenti sul mondo della lirica. La Astolfi, che prima dell’avvento della Callas, era stata il soprano più amato dal pubblico, torna dal suo esilio argentino a Milano dopo tanti anni di assenza. È ormai una donna anziana, inacidita dai ricordi dei successi della sua rivale (che è morta da anni). Entra alla Scala per ritrovare l’atmosfera dei suoi giorni di gloria e si trova faccia a faccia con un gruppo di turisti, ai quali la guida spiega che Maria Callas è stata la voce più bella di tutti i tempi e che non ha mai conosciuto rivali capaci di contenderle lo scettro della lirica. Per il soprano questo è un colpo, e solo il primo, che la trascinerà in una straziante ma anche, per i lettori, comica rievocazione della feroce sfida tra le due primedonne della lirica. Schmitt così fa raccontare all’inferocita rivale tanti episodi pubblici e privati dell’ascesa e del trionfo di Maria Callas, che Mattioli e Taralli trasformano abilmente in una serie di quadri a tema musicale: arie, rap.   

Nel ruolo di Carmela Astolfi una Diva vivente, Tiziana Fabbricini, del Melomane Antonio, il basso Daniele Cusari, Don Bartolo e Salvatore è il tenore Blagoj Nacoski, la giovane commessa è il soprano Giulia Perusi, la badante Annina, il mezzosoprano Simona di Capua, la maschera è il baritono Daniele Piscopo e la turista e commessa anziana il soprano Leonora Tess. L’Orchestra è la MÁV Symphony Orchestra di Budapest. Gli autori del melodramma, impegnati dal 2 giugno a Novara per le prove in vista della ripresa dello spettacolo, entrano a pie’ pari nella dimensione metateatrale dando vita ad uno scorcio del mondo dell’Opera sapido e “storicamente informato”, nella resa dei suoi vizi, soprattutto, e di qualche sua virtù, come quello d’essere follemente appassionante, in primis. Commenta Marco Taralli: “Scrivere un’Opera nuova oggi significa per me proseguire nel solco tracciato dalla nostra importante tradizione lirica – che in Italia non ha mai smesso di essere viva – alla luce delle suggestioni della mia contemporaneità, e utilizzare un linguaggio che oggi più che mai continua ad avere una straordinaria forza espressiva, in grado di coinvolgere generazioni anche molto distanti tra loro. Per me La Rivale segna il debutto nel genere buffo, sebbene l’opera non sia soltanto comica – nei suoi risvolti esistenziali, è persino crudele – e sono felice che ciò sia avvenuto in questa fase, la cosiddetta “maturità”, riallacciando il mio percorso personale con una tradizione in cui l’operato dei compositori italiani è stato storicamente determinante”.  “Ho trovato piuttosto divertente scrivere il libretto di un’opera sull’opera – racconta dal canto suo Alberto Mattioli, giornalista de La Stampa e critico musicale “ninja” specializzato nella lirica e nelle forme di dipendenza che essa ingenera (“l’operoinomania”) – un’opera al quadrato per così dire, non esente da un certo gusto per la presa in giro; soprattutto delle bassezze commesse da un certo tipo di pubblico (“le care salme”, più volte rassicurate dal critico nei suoi interventi, ndr) che nulla comprende di questo mondo. Mi sono tolto qualche sfizio e regolato un po’ di conti”. “In linea con la desolante constatazione del suo sentirsi invisibile, ho scelto di far muovere Carmela Astolfi in una scena inizialmente affollata dagli oggetti del suo passato operistico che lentamente spariscono a rappresentare la progressiva presa di coscienza dell’inutile e mistificante visione che lei ha di se stessa – racconta nelle note di regia Manu LalliIn un momento storico nel quale appare diffuso e quasi compulsivo l’interesse alla visibilità, e nel quale la presenza sui mezzi di comunicazione giustifica il fatto stesso di esistere, appare ancora più interessante il finale di quest’opera”.

Leave a Comment