Leon Kim: un giovane baritono emergente

 

Leon Kim è un giovane baritono emergente, che sta riscuotendo grandi consensi e che si prepara ad andare in scena  in uno dei ruoli più complessi scritti da Giuseppe Verdi :i Macbeth, che andrà a debuttare nei prossimi giorni a Trieste.


Kim, è nato
a Seoul, in Corea.

Qui ha  studiato canto con il Maestro Sunghyun KoNel 2015 arriva in Italia per perfezionarsi e da subito il suo nome appare fra quelli dei vincitori di molti concorsi. Fra i tanti : il Cappuccili, Patanè, Respighi” (2015); il primo premio assoluto ed il premio del pubblico al Concorso Internazionale “Giulio Neri” (2016); il primo premio al Concorso “Iris Adami Corradetti” di Padova e al Concorso “Labò” di Piacenza, terzo al concorso ‘Operalia’, organizzato da Domingo.

Questi consensi gli aprono la porta dei principali teatri in Italia ed all’estero.

Siamo davanti ad un artista dal piacevole aspetto fisco, dalle buone capacità recitative, con una voce di notevole volume e con un colore interessante.

A questi pregi vengono affiancate, unanimemente, doti umane importanti: grande sensibilità nei rapporti personali, attenzione ai colleghi, disponibilità con il pubblico.

Non un giovane rampante che sgomita e calpesta, ma una persona attenta e sensibile, appassionata  e volenterosa,  che sa quale sia  il giusto peso da dare  persone ed occasioni lavorative. Che fino ad adesso ha saputo non svalutare le prime e non sopravvalutare le seconde. Doti rare, non solo nel mondo del melodramma.

Iniziamo quindi con le domande,  fra una prova e l’altra  dell’opera, in scena fino al 5 febbraio.

Lei è nato in Corea, dove si è laureato in canto nel 2013 e dove ha vinto numerosi importanti concorsi. Nel 2015 si è trasferito in Italia per continuare gli studi. Quali sono state le principali difficoltà incontrate all’arrivo in Italia, dove vive con sua moglie e la vostra bellissima bambina?

– Non è stato facile stabilirsi in un paese da straniero. La comunicazione è stata difficile, ovviamente, ma è stato molto difficile anche capire le situazioni che abbiamo dovuto affrontare per la prima volta:  portare a termine i vari procedimenti burocratici come , per esempio, la conversione del permesso di soggiorno….. Ma non è stato semplice neanche capire, all’inizio della carriera, come funzionano i teatri e l’agenzia . Poi ci sono state tutte le fasi dellagravidanza e del parto di mia moglie, ….. Ma Dio ci ha aiutato, permesso di incontrare le persone giuste e tutto è andato bene.

Ha cantato in diverse occasioni a Trieste. Ricordo il suo sontuoso Enrico nella ‘Lucia di Lammermoor’ nel 2018: buona dizione, acuti possenti, una voce di un colore suggestivo e la capacità di rendere credibile un personaggio così complesso. Che ricordi ha di quello spettacolo?

– Grazie per ricordarmi così bravo. In realtà, la Lucia di Lammermoor è stata un’opera speciale per me. Era la decima produzione che eseguivo in Italia, e mentre facevo questa Lucia, ho sentito per la prima volta dentro di me: ‘È divertente fare l’opera… L’opera è davvero meravigliosa’.

Mi sento ancora grato ai maestri della produzione per avermi fatto conoscere queste belle sensazioni: il regista, il maestro Giulio Ciabatti ed il direttore d’ orchestra, il maestro Fabrizio Maria Carminati, con il quale, con mia grande gioia, adesso sto facendo Macbeth .

Un altro grande ruolo, sempre nella stessa stagione, è arrivato con il Germont della Traviata. Vocalmente non ci furono problemi ed il pubblico salutò la sua prova con moltissimi applausi. Fu difficile calarsi nei panni di un vecchio padre, anche un po’ egoista?

– Ho cantato Germont nel 2018, un anno prima di vivere l’emozione di diventare padre. Io sono ancora giovane , ma allora lo ero ancora di più ed era davvero difficile esprimere le caratteristiche di un vecchio padre. Penso che esibirsi sul palco richieda questo: una sfida continua, continuamente in cerca di una soluzione artistica, anche quando si deve rappresentare una situazione mai vissuta.

Nel 2019 è stato fra gli interpreti di ‘L’elisir d’Amore’, in un allestimento che riprendeva i dipinti di Botero. Come si pone davanti alle regie moderne anticonvenzionali?

Questo Elisir d’amore era una produzione speciale. Per me il ruolo di Belcore è stata una sfida grandissima, perché era la prima volta che dovevo interpretare un ruolo brillante….. fino ad allora avevo sempre interpretato ruoli abbastanza seri. Per  esprimere e far capire il carattere di Belcore ho dovuto riflettere su ogni passo, sull’espressione facciale e sui  gesti delle mani e tutto questo ha richiesto sicuramente un’energia diversa rispetto ai ruoli che avevo fatto fino a quel momento. Quindi è stata una grande avventura, una sfida e un’esperienza indimenticabile , la scoperta di una energia che non avevo mai sentito prima e che mi ha aiutato ad affrontare, il mese scorso, il ruolo di Marcello.

Lei ha cantato anche diverse opere fuori dal grande repertorio. Penso per esempio alla Cecilia di Refice, spettacolo molto suggestivo allestito a Cagliari, che la vide nella ricca seconda compagnia, che allineava anche la intensa Marta Mari ed il bravo Mickael Spadaccini. Cosa ricorda di quello spettacolo che segnava il recupero di un titolo quasi dimenticato?

Guardando ai titoli che ho cantato, mi rendo conto che non c’è stata una produzione che non sia stata importante per me. Anche questa Cecilia’ si è dimostrata una esperienza speciale. Prima di tutto, era la prima volta che andavo in Sardegna e nell’isola sono stato proprio bene lì. In quest’opera di Reficeho cantato i due ruoli per baritono (Tiburzio – nell’atto primo; Amachio – nell’atto terzo). In particolare, la parte di Amachio(prefetto di Roma), il ruolo più importante, era molto pesante e decisamente drammatica, mi ha richiesto un grande sforzo ed ho dovuto bruciare tutta la mia energia per eseguirlo. E ora che ci penso… ci sono alcune somiglianze con Macbeth’: nelle difficoltà delle situazioni narrative e negli aspetti dolorosi del dover andare avanti fino alla fine, pur nella consapevolezza degli errori commessi e nell’impossibilità di tornare indietro.

Come ha ricordato, a Cagliari il soprano Marta Mari ha cantato il ruolo di Cecilia. Noi ci eravamo conosciuti in un concorso e master class a Sarzana nel 2016 e ritrovarci di nuovo sul palcoscenico, come professionisti, dopo 6 anni da quei giorni in cui eravamo entrambi studenti , è stato un piacere. In quello spettacolo ho conosciuto un caro amicoMickael Spadaccini con cui ho lavorato in quella produzione e pochi mesi dopo, sempre a Cagliari, nell’ opera ‘I Pagliacci.

Adesso sta per cantare uno dei più intensi ed importanti ruoli per baritono : Macbeth. Come si è preparato per affrontare questa parte?

– È un ruolo importantissimo e meraviglioso… Prima di tutto, sono davvero felice di poter cantare la parte di Macbeth. E’ stato molto impegnativo prepararmi per questo ruolo: mi sono concentrato molto sulla ricerca interiore degli stati d’animo piuttosto che sull’energia che mostra all’esterno. Il peso di tutta la sua vita; la salita al trono ed alla fine il crollo; il suo essere una vittima(di Lady Macbeth); l’avidità; l’omicidio; la paura; l’esaurimento mentale.. sto provando a cantare rappresentando queste energie pesanti e orribili.

Leon Kim

Qual è l’aria che più le piace di quest’opera e quale quella che ritiene più impegnativa da interpretare?

– Tutte le arie in Macbeth sono fantastiche, ma a me piace particolarmente il terzo atto, con la Gran scena delle apparizioni’ nella quale sembra che, mentre canta, Macbeth trovi l’energia per entrare in un mondo lontano dalla realtà.

L’aria più difficile è probabilmente ‘Pietà, rispetto, amore’ nell’atto quarto : non è facile immaginare le sensazioni  vissute nel momento in cui il protagonista prende coscienza  che quel momento è la fine della sua vita.

Nonostante lei sia giovane, ha già un curriculum molto ricco. Quali sono i personaggi che preferisce e quale compositore sente più adatto alla sua voce?

Ogni volta che canto un ruolo, mi concentro su quella parte.Quindi, in questo momento, la risposta è: preferisco Macbeth! Ma ora a me sembra davvero così; io amo questo Macbeth. E sento il repertorio di Verdi adatto alla mia voce.

Quali personaggi le piacerebbe portare in scena in futuro?

– 4 anni fa ho cantato  Renato in Un ballo in maschera e 2 anni fa il Conte di Luna di Il Trovatore’. Tuttavia, mancava qualcosa nella mia interpretazione di questi due ruoli, e sinceramente non ne ero contento. Quindi vorrei davvero cantare di nuovo quei due ruoli affascinanti nel prossimo futuro per riuscire a renderli in un modo migliore.

Quali sono i suoi prossimi impegni?

– Fra due mesi canto il ruolo Francesco Foscari de I Due Foscari a Genova.

La ringrazio moltissimo per la sua cortesia e chiudo l’intervista chiedendole quali sono i suoi sogni per il futuro?

– Diventare un cantante famoso, avere una carriera in teatri importanti del mondo… possono anche essere  conquiste meravigliose, ma personalmente, piuttosto che queste cose, per me  vorrei una vita nella quale poter fare ciò che Dio mi ha affidato, assieme alla mia famiglia cantando con gioia come riesco a fare adesso.

 

Gianluca Macovez

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