Falcone e Borsellino ovvero il muro dei martiri

Palermo onora i suoi martiri nella Chiesa di San Domenico, e lo fa con il dramma in musica in un solo atto intitolato a Falcone e Borsellino, ovvero il muro dei martiri, composto da Antonio Fortunato su libretto di Gaspare Miraglia.

 

L’opera va in scena in forma concertata ed è composta da una sostanziosa parte sinfonica, un’emozionate parte cantata e una in prosa.

 

Un solo atto in cui la cronaca assume le caratteristiche della tragedia Greca, con una musicalità neo-romantica che alterna i toni lirici a quelli del requiem per sfociare  infine in un perentorio atto d’accusa che non lascia margini di interpretazione.

La dedica è ai due Magistrati che si opposero fortemente alla Mafia, dedicando la loro vita a combatterla, ben consci che il loro sarebbe stato un destino di morte.

E così infatti avvenne in quelle due fatidiche date di trenta anni fa.

Giovanni Falcone insieme alla moglie a alla scorta saltarono in aria nell’attentato di Capaci il 23 Maggio del 1992.

Passarono pochi giorni.

Il 19 Luglio, nell’attentato di via d’Amelio, perse la vita Paolo Borsellino con le sue guardie del corpo.

Queste due date si ripetono continuamente quasi a voler impedire che cadano nell’oblio.

Ma l’opera è anche un omaggio, e un ricordo doloroso, a tutte le altre vittime: giornalisti coraggiosi, uomini e donne della Legge che si sono opposti allo strapotere,ma anche semplici testimoni che avevano visto troppo, e persino bambini strappati all’infanzia e alla vita.

Il compito di interpretare queste giovani vittime viene assolto in modo straordinario dal Coro di voci bianche Note colorate diretto dal Giovanni Mundo donando ai presenti un momento di grande enfasi e viva partecipazione.

Il momento più commovente è  quello in cui viene data voce a tre di questi bambini che evocano, con sofferenza e stupore, il momento della loro morte. Bravissime le interpreti Grazia Ferrera, Martina Morabito e Laura Campagna, che riescono ad emozionare con un canto limpido ed espressivo in cui prevale l’innocenza, in una partitura non semplice ma di grande impatto emotivo.

Sul podio, a dirigere l’Orchestra Filarmonica della Calabria, il carismatico Giuliano Betta caratterizzato da un gesto energico e quasi atleticosommato ad una grande attenzione verso ogni elemento dell’orchestra e con occhi sempre attenti a gestire i cantanti.

Quasi commovente la precisione assoluta, e  allo stesso tempo affettuosa, con cui si prende cura degli attacchi delle tre voci bianche soliste.

La forza della musica, e le sue suggestioni, sono amplificate da un uso magistrale delle luci curato da Vito Schiattareggia per la Evolution Sound Service che usa l’espressività cromatica con l’abilità di un pittore.

Sottolinea i vari momenti del dramma con diversi colorisfruttando anche l’accensione dei vari elementi luminosi a ritmo musicale per diventare un tutt’uno con l’orchestra e accrescere la tensione narrativa.

Il cast vocale è di grandissimo valore in quella che è una composizione che presenta vari livelli di difficoltà.

Innanzitutto è ardua la parte musicale.

A questo c’è da aggiungere la presenza di parti parlate e l’impostazione del suono nel passaggio dal canto alla recitazione, e viceversa.

Infine c’è la presenza di brani scritti in Siciliano.

Una lingua che aggiunge musicalità e vitalità espressiva e che fa affiorare tutti i colori dell’ Isola ma che esige una padronanza perfetta della dizione.

Ad interpretare i tre personaggi principali ci sono tre voci di lusso, quindi. 

A cominciare dal soprano drammatico Clara Polito che mette a disposizione del personaggio lo splendido timbro avvolgente e la ricchezza di armonici. Generosa in acuti e sfumature da vita all’ interpretazione angosciosa della madre di tutte le vittime di mafia. Una linea di canto morbida e impeccabile accompagnata da una mimica del volto in cui si percepisce tutto il profondo strazio del cuore di una madre devastata dal lutto ma ben decisa a non arrendersi.

Accanto a lei nel dolore, e nell’accorata denuncia, il Padre di tutte le vittime di Mafia. Personaggio interpretato con vivida determinazione dal baritono Francesco Verna forte di un fraseggio autorevole e una voce ampia ed espressiva.

Annunciata dal rimbombo delle percussioni, mentre il rosso delle luci crea un’atmosfera intrisa di sangue e in un crescendo orchestrale, si palesa la Mafia.

Ad interpretarla il basso Riccardo Bosco capace di conciliare nel suo canto l’aspetto più subdolo della “bestia”, quasi suadente e ammaliatore, perfino ironico nel prendersi gioco delle sue vittime. 

Un mostro, o più propriamente un diavolo, che lusinga e uccide senza pietà. Bellissimo timbro caldo, svettante negli acuti e profondissimo nel registro grave. Cinicamente divertito mentre afferma con un mezzo sorriso: Nta Sicilia nun c’è mafia! Semu tutti galantuomini!

La parte in prosa è intrisa di una retorica ed elegia del martire di stampo novecentesco all’interno di una struttura narrativa da tragedia Greca in cui il Coro Lirico Siciliano diretto dal Francesco Costa, assume in alcuni punti i connotati di un vero e proprio coro greco.

La recitazione è affidata agli attori Alessandro Idoneache interpreta Giovanni Falcone, e Bruno Torrisi che interpreta Paolo Borsellino. 

I due amici sono qui di nuovo idealmente riuniti in un dialogo serrato in cui ripercorrono la loro vita, gli ultimi istanti prima della morte, la loro speranza di un risveglio delle coscienze.

Un desiderio che viene esaudito nel finale in cui la mafia arretra ed esce di scena accompagnata  da un canto corale di lotta e di speranza.

Sorgi Palermo…nel nome degli eroi.

Lo chiedono i padri e le madri delle vittime, lo chiedono i cittadini, e lo chiedono tutti i morti innocenti.

Mentre le luci dipingono il tricolore della bandiera Italiana sulle pareti della Chiesa e un crocifisso sullo sfondo sembra accogliere la supplica.

Palermo, 3 Dicembre 2022

Photo©GiuseppeBellomare

Loredana Atzei

Falcone Borsellino

Falcone Borsellino -Palermo 2022

 

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