BOLOGNA: LA “POTENZA” DEL SIMON BOCCANEGRA

 

Ottimo debutto per Stefan Pop nel ruolo di Gabriele Adorno nel Simon Boccanegra. Convincono anche Michele Pertusi, Dario Solari e Yolanda Auyanet, sotto la smagliante direzione di Andryi Yurkevych al Teatro Comunale di Bologna.

Gradevole la regia di G. Gallione, le scene di G. Fiorato e le luci di D. Naldi.

 

Verdi iniziò a lavorare su Simon Boccanegra  nel 1856. La sua fonte letteraria fu un’opera teatrale dello scrittore spagnolo Antonio García Gutiérrez, in cui intense relazioni familiari si svolgono in un contesto di tensione politica, uno scenario questo favorito da Verdi. La versione originale dell’opera (1857) non ebbe successo. Più di vent’anni dopo, Verdi rivide Boccanegra con l’aiuto di Arrigo Boito, il suo librettista per gli ultimi Otello e Falstaff. Tra i cambiamenti introdussero la grande scena della Sala del Consiglio che chiude l’Atto I. La prima del 1881 di Simon Boccanegra al Teatro alla Scala di Milano, ebbe un notevole successo.

Simon Boccanegra è una delle opere di Verdi più sottilmente potenti, in cui gli episodi corali su larga scala, come la scena della Camera del Consiglio, sono in contrasto con i passaggi di tenera intimità, tra cui l’estatico duetto nel I atto di Amelia e Boccanegra.

Nella Genova del XIV secolo, divisa dalle lotte tra le diverse fazioni politiche, Paolo Albiani fa eleggere doge il valoroso corsaro Simon Boccanegra, che ha liberato dai pirati le coste africane. Questi, colpito negli affetti dalla perdita della donna amata e della figlia, si trova al centro di trame e complotti e costretto a difendersi continuamente dagli attacchi dei nemici. Tuttavia gli avvenimenti politici e sociali del periodo lasciano la scena ai veri protagonisti di quest’opera di Verdi: il senso tragico e malinconico che domina l’opera e la psicologia dei personaggi. Simon Boccanegra viene infatti considerato un elemento di transizione nella produzione verdiana, un lavoro complesso che scandaglia i sentimenti umani e mostra la piena maturità espressiva del suo autore. Le passioni dolorose e irrisolte che animano quest’opera tormentata, sono destinate a sciogliersi solo dopo che l’inesorabile trascorrere del tempo ne ha levigato l’asprezza, ovvero con l’approssimarsi della morte. È infatti con la morte di Simon che si dipanano i nodi della trama: il ritrovamento della figlia ritenuta perduta, la pacificazione della città e la continuità politica segnata dalla nomina di un nuovo doge.

«Per me – aveva commentato il regista Giorgio Gallione in occasione del debutto dello spettacolo – il collegamento Simon Boccanegra-Genova è un collegamento fisiologico. Ho passato l’infanzia nel centro storico di Genova, i luoghi di quest’opera sono i luoghi della mia vita. Verdi conosceva molto bene Genova e secondo me è chiarissimo come nella composizione del Simone abbia attinto alla sua esperienza personale e alle suggestioni evocategli dall’anima della città. Genova permea tutto il tessuto dell’opera, sia a livello psicologico che iconografico. La rappresentazione dei luoghi storici della città è molto precisa. Anche lo scenografo Guido Fiorato è genovese, e ci siamo trovati d’accordo nel tentativo di rappresentare l’aspetto manicheo e schizofrenico che costituisce l’essenza stessa di Genova, fatta di contrasti fortissimi. L’austero gioco cromatico che contrappone il bianco del marmo e il nero dell’ardesia è improvvisamente squarciato dalla visione dell’azzurro del mare. Così nel Simon ritroviamo questo “ritmo” genovese nelle cospirazioni e nella segretezza dei colloqui notturni sussurrati nel buio dei vicoli, contrapposti alla grande apertura del mare e alle scene di massa».

simon boccanegra di verdi-© Rocco Casaluci

Ed è proprio quello a cui si assiste al Teatro Comunale di Bologna in questa serata di debutto: tutto quadra e tutto torna, tutto è al posto giusto, ed anche i personaggi sono ben identificati nei quadri scenici. Anche se queste sono molto semplici, risultano efficaci grazie ai tanti riferimenti inseriti, come i ciottoli che compongono il quadro del pavimento che rievocano una piazza genovese, l’albero d’ulivo, le immagini sullo sfondo di una Genova medievale in bianco e nero.

Simon_Boccanegra_Dario Solari_
al centro Dario Solari

Sul fronte vocale il comparto maschile è stato protagonista assoluto della serata, a partire da Dario Solari che ha portato in scena un convincente Simon Boccanegra: voce importante e fragile allo stesso tempo, incisività nell’interpretazione e coesione con la buca orchestrale, lo fanno uscire vittorioso da questa ardua prova. Il ruolo di Simone è molto più complesso di un Rigoletto ad esempio, in quanto, cantando di più, l’interprete deve fare emergere anche un lato psicologicamente più drammatico e combattuto.

Simon_Boccanegra_Michele Pertusi
Michele Pertusi

Un grande Michele Pertusi è Jacopo Fiesco: voce profonda e calda, colpisce maggiormente per la sua duttilità nei vari passaggi di registro ed anche drammaturgicamente è perfettamente in sintonia con il personaggio. Anche il Paolo Albiani di Simone Alberghini è convincente: qualche sbavatura, forse voluta, per l’interpretazione si è notata, ma non ha inficiato l’esito finale.

Simon_Boccanegra_Yolanda Auyanet_©Rocco_Casaluci_2018
Yolanda Auyanet

Bravissima Yolanda Auyanet nel ruolo di Amelia Grimaldi: voce calda e rotonda, ma anche squillante e duttile negli impervi passaggi vocali verdiani, convince il pubblico. Ottimi gli acuti cristallini come anche il registro grave, pieno e vibrante, sempre accompagnati da un fiato mirabile.

Simon_Boccanegra_Stefan Pop©Rocco_Casaluci_2018
Stefan Pop

Un nuovo debutto invece per il tenore Stefan Pop nel ruolo di Gabriele Adorno: la sua voce, in questo ruolo, trova una dimensione comoda e mai sforzata, pur essendo per un tenore una parte vocalmente non facile, e risulta sempre ben puntata e squillante. Ottima la resa interpretativa, sia negli assoli che nei duetti e concertati. Ma è nel primo e nel secondo atto, dove può liberare tutta la sua bellissima vocalità, e colpisce per l’incisività e la sicurezza sul palcoscenico. La sua potenza vocale sovrasta sui volumi degli insiemi e quelli orchestrali. Insomma un ruolo che gli cade a pennello! Bravo!

Assolutamente adeguati e degni gli altri interpreti dei personaggi che fanno parte della storia: Luca Gallo (Pietro), Antonio Feltracco (Un capitano dei balestrieri), Aloisa Aisemberg (Un’ancella di Amelia).

Simon_Boccanegra_Jacopo Fiesco-Michele Pertusi_Paolo Albiani-Simone Alberghini_©Rocco_Casaluci_2018
Michele Pertusi e Simone Alberghini

La limpida e sfavillante direzione orchestrale affidata alla bacchetta di Andryi Yurkevych che, con una efficace e puntigliosa lettura della complessa partitura verdiana, è sempre in perfetta sintonia con il palcoscenico. Nel Simon Boccanegra la partitura verdiana ha un flusso continuo senza le classiche distinzioni delle “arie chiuse”; la musica è fitta, complessa, ricca di sonorità improvvise e continue modulazioni, come maggiormente avverrà in Otello e nell’ultima opera verdiana, Falstaff.

Ottimo anche il Coro del Teatro Comunale di Bologna, diretto da Andrea Fadiutti, sempre preciso ed in forma smagliante.

Il pubblico, soddisfatto di questa prima, ha omaggiato con lunghi applausi finali tutti gli artisti.

Salvatore Margarone

Photo©RoccoCasaluci

La recensione si riferisce alla prima del 13 aprile 2018.

Simon-Boccanegra_2018_Jacopo Fiesco-Michele Pertusi_© Rocco Casaluci

Simon_Boccanegra

Simon Boccanegra

Simon Boccanegra-Dario Solari_©Rocco_Casaluci_2018

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