UNA TURANDOT DI PORCELLANA AL VERDI DI TRIESTE

 

Recensione di Turandot di Giacomo Puccini in scena al Verdi di Trieste dal 12 maggio al 21 maggio 2023

 

La Stagione 2022 23 del Verdi si conclude con Turandot.

Il pubblico, nella recita cui abbiamo assistito e nella quale ha cantato la prima delle compagnie impegnate nello spettacolo, premia la proposta pucciniana, affollando il teatro in ogni ordine di posti ed applaudendo copiosamente, alle volte anche inspiegabilmente per chi scrive.

Sicuramente merita il plauso più ampio il lavoro  visivo e  soprattutto registico.

Paolo Vitale, autore anche del riuscito disegno luci, ha ripreso le strutture dell’edizione di quattro anni fa, esaltandone funzionalità ed efficacia , accompagnandole con proiezioni eleganti, che arricchivano la scena senza prevaricarla.

I costumi, ideati da Davide Coppola , sono suggestivi ed interessanti: neri per  il popolo di Pechino, bianchi, con frammenti di porcellana, per la corte imperiale.

Nessun bozzettismo, niente oriente da carolina, ma piuttosto una raffinata collocazione metafisica che la regia di Davide Garattini Raimondi, coadiuvato da  Anna Aiello , ha esaltato con una visione intensa, poetica, ingemmata di riferimenti e citazioni, che riuscivano a mescolare i piani di lettura, senza però confonderli, ed offrendo alla sensibilità dello spettatore: riferimenti teatrali, cinematografici, letterari, storici.

Ci sono momenti struggenti, come l’accartocciare delle maschere mute dei tre consiglieri, che scelgono di vestire quelle ufficiali di corte,  consci che significa rinunciare alla propria vita, non solo all’identità personale.

All’apertura la musica è ritmata da un passaggio di mano di scatole, metaforica catena di montaggio e di schiavitù.

La notte di Pechino si fa viola, citazione dal sapore quasi liturgico, che preannuncia il sacrificio di Liù, che si immola perché Calaf viva nell’amore.

L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma è già sufficiente per descrivere la ricchezza di spunti di questo magnifico allestimento, che dimostra ancora una volta come il motore di uno spettacolo riuscito sono il talento, la preparazione culturale di chi ne guida le fila, la competenza tecnica, ma sempre e solo se ala base ci sono idee solide, ricche, ben articolate e solidamente assimilate.

Tutte doti ben presenti nel lavoro di Garattini, che ho regalato unavisione simbolica ed intensa della storia della principessa di ghiaccio, che non ha trovato nella resa musicale l’alleato che avrebbe meritato.

Perché in realtà tanta raffinate eleganza e tante citazioni non hanno avuto riscontro nella lettura del direttore spagnolo Jordi Bernàcer,  che appare concitata, strabordante, fin troppo opulenta nei volumi ,che costringe i cantanti ad un costante duello con la sempre affidabile orchestra del Verdi, coadiuvata per l’occasione dalla Civica Orchestra di Fiati ‘G.Verdi’-Città di Trieste.

Volumi altissimi richiesti al sempre bravo coro, diretto da Paolo Longo, affiancato da I Piccoli Cantori della città di Trieste diretti da Maria Cristina Semeraro.

Con un simile taglio difficile cercare atmosfere intimiste  o letture raffinate, ma spesso la necessità di un canto spiegato, perennemente forte, che non tutti hanno potuto reggere.

Nei ruoli minori brillano sia il principe di Persia di Massimo Marsi, sicuro e stentoreo, che le solide e suggestive ancelle  dell’elegante Luisella Capoccia e della  affidabile Federica Guina, che ritorna con meritato successo a parti solistiche.Sontuoso per bellezza vocale e capacità sceniche, il Mandarino di Italo Proferisce.

Alterna invece la resa vocale, nel ruolo di Altoum, di Gianluca Sorrentino.

Apprezzatissime, giustamente, le tre maschere: Pang era una Saverio Pugliese, tenore dalla sicura tecnica,  e dal bel colore ;Pong era il sempre raffinato Enrico Inviglia,  elegante nel canto e sicuro nei movimenti; Ping era Nicolò Ceriani, artista eclettico, generoso vocalmente, di grande professionalità e dalla sicura tecnica.

Delude vocalmente Marco Spotti, Timur, ma non brilla neanche l’attesa Ilona Revolskaya, Liù dalla voce scura, disomogenea, che patisce molto il volume orchestrale, regala qualche suggestione negli acuti, ma non commuove, nonostante l’intensità e la popolarità delle sue due arie.

Ad onore di cronaca va detto che a fine spettacolo ha raccolto, comunque, copiosi applausi.

Amadi Lagha è stato il vero trionfatore : tenore generoso, dalla voce di un bel colore, sicuro negli acuti che ostenta con facilità, ha saputo tenere costantemente testa all’orchestra ed a non farsi intimorire dalla difficoltà del ruolo, cesellando ogni pagina e non solo un intenso ‘Nessun Dorma’,che ha scatenato una vera ovazione.

Kristina Kolar, si è confermata una valida Turandot.

La sua prova non aveva la potenza oceanica della Dimitrova e neanche la sensualità voluttuosa della Patanè, ma alla fine ne è emersa una Principessa credibile, aspra, sicura nell’emissione, racchiusa in una sorta di corazza di pezzi di porcellana, che la rende aliena dal mondo, prigioniera del passato, inattaccabile daisentimenti, almeno fino alla morte di Liù, quando il baluardo virginale comincia a cadere a pezzi, ipotizzando una conclusione che non ci è dato di vedere perchè si è scelto di chiudere lo spettacolo all’ultima nota autografa di Puccini, anche se inspiegabilmente il programma di sala riporta la trama con la conclusione musicata da Alfano.

Alla fine copiosi applausi per tutti ed ovazioni per Lagha, autentico trionfatore della serata.

Gianluca Macovez

15 maggio 2023

Turandot Trieste 2023

TURANDOT
Musica di Giacomo Puccini
Dramma lirico in tre atti e cinque quadri su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni
Edizioni Casa Ricordi, Milano


Maestro Concertatore e Direttore JORDI BERNÀCER
Regia DAVIDE GARATTINI RAIMONDI
Scene e disegno luci PAOLO VITALE
Costumi DANILO COPPOLA
Assistente alla regia e movimenti scenici ANNA AIELLO

Personaggi e interpreti

Turandot
KRISTINA KOLAR

Calaf
AMADI LAGHA

Liù
ILONA REVOLSKAYA

Timur
MARCO SPOTTI

Ping NICOLO’ CERIANI
Pang SAVERIO PUGLIESE
Pong ENRICO IVIGLIA
L’imperatore Altoum GIANLUCA SORRENTINO
Mandarino ITALO PROFERISCE

Prima ancella
FEDERICA GUINA

Seconda ancella
LUISELLA CAPOCCIA

Il principe di Persia
MASSIMO MARSI

Con la partecipazione del coro I Piccoli Cantori della città di Trieste diretti dal CRISTINA SEMERARO e della CIVICA ORCHESTRA DI FIATI “G. VERDI” – CITTÀ DI TRIESTE


ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Maestro del Coro PAOLO LONGO
ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Turandot Trieste 2023

Turandot Trieste 2023

Photo©TeatroVerdi

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