Birmingham: e il direttore perse la bacchetta.

 

Come sappiamo, la bacchetta è strumento importante non solo per il mago ma anche per il direttore d’orchestra; però in molti casi si può comunque continuare a fare magie, anche quando la bacchetta scappa di mano, soprattutto se la musica è quella meravigliosa ed incantata di Mussorgsky.

 

È quanto successo mercoledì alla Symphony Hall di Birmingham, in cui la City of Birmingham Symphony Orchestra (CBSO) ha presentato un piacevolissimo concerto su musiche di Gershwin, Ravel e Mussorgsky, oltre alla prima esecuzione del concerto per pianoforte e orchestra ATLAS di Anna Clyne, composto appositamente per la CBSO. Il concerto accompagnava la presentazione della stagione 2024-2025 dell’orchestra, che avrà per tema la gioia. In linea con questo sentimento, l’intero concerto si caratterizzava per l’energia e l’entusiasmo degli interpreti, al punto da far volare la bacchetta dalle mani del direttore Kazuki Yamada, in quell’occasione nominato direttore musicale della CBSO. La serata comunque mostrava ancora una volta la qualità della compagine inglese e la sintonia fra l’orchestra e il suo direttore principale, con esecuzioni solide e compatte.

Il concerto si apriva con Un Americano a Parigi di Gershwin, eseguito con un suono brillante e tempi serrati che trasmettevano un buon senso di continuità, forse però a scapito dei momenti più lirici. Il finale era dovutamente esuberante, anche se i movimenti estremamente estroversi del direttore lasciavano un po’ il dubbio su come gli orchestrali riuscissero effettivamente a seguirlo. Il concerto ATLAS di Anna Clyne, che chiudeva la prima parte della serata, è ispirato a un omonimo libro in quattro volumi del fotografo Gerhard Richter, in cui l’artista tedesco riassume la sua opera dal 1962 al 2013 e da cui Clyne ha selezionato alcune fotografie che includono immagini di nature morte, particolari architettonici, disegni e dipinti, dandone la propria interpretazione musicale. In questo senso, il concerto si integrava perfettamente in un programma che prevedeva, nel finale i Quadri da un’Esposizione di Mussorgsky.

Nata a Londra nel 1980 e attualmente residente a New York, Anna Clyne ha cominciato a comporre già all’età di sette anni, laureandosi in musica all’Università di Edimburgo e alla Manhattan School of Music. Ha collaborato come composerin residence con prestigiose compagini orchestrali come la Chicago Symphony Orchestra, la Baltimore Symphony Orchestra, la Philarmonia e la Helsinki Philharmonic Orchestra. Fra le sue composizioni più note ricordiamo l’ouverture da concerto Masquerade (2013) e il concerto per violino Principe delle Nuvole (2015). La compositrice inglese usa anche spesso l’arte visiva nelle sue composizioni come si vede da lavori come Abstractions (2016) e Color Field(2020), quest’ultimo ispirato a Rothko.

Il suo concerto ATLAS è forse meno intellettualistico di altre composizioni contemporanee, con piacevoli momenti melodici che lo rendono più accessibile per il pubblico non specialista, ma è sicuramente di grande efficacia e interesse. Soprattutto nel primo movimento, si nota l’influenza di Rachmaninoff, ma con un’enfasi ancora maggiore sugli elementi ritmici ed una maggiore densità nell’orchestrazione. Non mancano momenti ironici affidati al pianoforte e passaggi pentatonici orientaleggianti (una caratteristica tipica dello stile di Clyne). Poi, nei successivi due movimenti, il pezzo si apre in momenti di grande slancio lirico, con commoventi passaggi in forma di corale, secondo un modello che ricorda a tratti anche la musica da film di autori come Alan Silvestri, per poi ritornare ad un approccio più ritmico e contrappuntistico, con citazioni dalle invenzioni a due voci e dalla Musicalische Opfer bachiane nell’ultimo movimento. Jeremy Denk, al pianoforte, proponeva un suono morbido che scivolava per la sala, eseguendo con grande perizia i molti passaggi di difficile virtuosismo che lo spartito gli riservava e interpretando alla perfezione il multiforme carattere del brano che richiedeva di combinare momenti scherzosi con passaggi percussivi e poi subito con pagine dal carattere tipico del grande pianismo romantico.

La seconda parte del concerto si apriva con la Pavane pour une infante défunte di Ravel, eseguita con grande equilibrio, ma con un passo dolente che rendeva tutto il pathos richiesto dal brano, e con un suono rotondo e di grande smalto che si notava soprattutto nel colore degli archi. Di grande impatto l’esecuzione dei Quadri di Mussorgsky, nell’orchestrazione, non fra le più conosciute, di Henry Wood del 1915. Anche qui l’esecuzione era impostata su tempi scorrevoli, che permettevano di rendere bene la grande architettura del poema sinfonico, e su toni brillanti, ma senza perdere la grandeur del pezzo e il suo grande slancio drammatico. L’orchestra era sempre insieme, mantenendo un buon equilibrio fra le varie sezioni. Assolutamente impressionante il finale, intenso, di grande energia e potenza, che ha suscitato una vera standing ovation da parte del pubblico.

 

La recensione si riferisce al concerto del 1 maggio 2024.

Kevin De Sabbata

Kazuki- Yamada-Jeremy Denk
Kazuki- Yamada-Jeremy Denk


City of Birmingham Symphony Orchestra

Kazuki Yamada (direttore), Jeremy Denk (pianoforte)

George Gershwin Un Americano a Parigi

Anna Clyne ATLAS, concerto per pianoforte e orchestra

Maurice Ravel Pavane pour une infante défunte

Modest Mussorgsky Quadri da un’esposizione

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