Giuseppe Vaccaro, pianista e direttore d’orchestra. Intervista esclusiva.

Giuseppe Vaccaro:“Il mio sogno nel cassetto da educatore è trasmettere l’amore per il repertorio lirico ai giovani studenti dando loro la possibilità di fare esperienza diretta e incentivando la nascita di piccole produzioni liriche; da musicista dirigere una mia opera lirica con la mia orchestra in un grande teatro lirico italiano.”

 

Maurizio Parisi e Alessandro Ceccarini hanno incontrato il pianista e direttore d’orchestra Giuseppe Vaccaro, talentuoso musicista siciliano, lo scorso 23 Marzo 2019, tra un atto e l’altro di Rigoletto al Teatro Sociale di Stradella.

 

di Maurizio Parisi e Alessandro Ceccarini

Stradella, 23 marzo 2019

 

Maestro è più difficile dar vita alla musica con un pianoforte o con un’orchestra?

Dar vita alla musica non è mai una cosa difficile se si possiedono due elementi indispensabili: un grande cuore ed un inesauribile altruismo. Tecnicamente per riuscire a fare musica con il pianoforte si hanno molte più possibilità: occorre avere un buono strumento su cui studiare, provare, cercare, trovare, perdere, ritrovare, rinnovare, soffrire e gioire.

Fare musica con un pianoforte presuppone la ricerca di una sorta di magia che scaturisca dall’anima, attraversi lo strumento tramite l’azione fisica calibrata direttamente dal corpo e si concretizzi in un suono impregnato di personalità e pensiero interiore oltre che di ricerca timbrica ed emozionale.

Fare musica con un’orchestra ci mette sempre davanti ad un ostacolo ben più grande: avere un’orchestra. Studiare e mettere in pratica le competenze acquisite è una delle cose più complesse da fare per un aspirante direttore. Ad un direttore d’orchestra è richiesta una magia ben diversa rispetto al pianista: tutto si basa su un contatto visivo, sul trasmettere emozioni senza sfiorarsi nemmeno con un dito, su un rapporto di fiducia reciproco e su una comunione d’intenti che fanno della musica orchestrale uno dei messaggi di umanità più grandi della storia dell’esistenza.

Nella sua carriera di preparatore e direttore d’orchestra avrà affrontato ex novo molte partiture. Quale lavoro e quali stimoli sono necessari per vivere la musica e ridonare al pubblico le giuste atmosfere e supportare giustamente un cantante?

Per avvicinare il pubblico al messaggio che si vuole veicolare occorre prima di tutto capire di quale messaggio si vuole imprimere un’esecuzione; poi occorre andare all’inesauribile ricerca del modo più genuino e vero per trasmettere quel messaggio ed epurarlo il più possibile da tensioni, pregiudizi, imbarazzo, indecisioni: negatività. Se la ricerca di suggestioni esterne può aiutare l’interprete a fare le sue scelte, sarà comunque il processo di maturazione interiore a fornire ispirazione e prerogative appropriate.

Penso che la migliore preparazione possibile da offrire a un cantante sia la conoscenza oggettiva della partitura, epurata da interpretazioni troppo personali ma intessuta di consigli e approfondimenti strettamente connessi all’intreccio con il resto degli strumenti e delle voci. Il cantante è l’interprete per eccellenza perché esso stesso è lo strumento: è l’attore che va sul palco, il musicista che cattura il pubblico con la propria voce, l’artista che con le proprie caratteristiche fisiche crea delle emozioni uniche per ciascun interprete. Supportare un cantante nella preparazione quindi significa aiutarlo a semplificare la comprensione della partitura e del solfeggio e accompagnarlo nelle scelte di interpretazione.

Quali sono stati i suoi esordi? I suoi ricordi di giovane studente di musica?

Ho iniziato lo studio del pianoforte nel mio paese di origine in Sicilia all’età di 8 anni ma già dopo poco tempo mi ero iniziato a innamorare di tutti gli strumenti che mi capitassero a tiro: ho iniziato a frequentare bande musicali e cori polifonici che mi hanno permesso di crescere molto sia umanamente che musicalmente e ho istituito i miei primi gruppi di musica da camera per cui componevo e arrangiavo. Quando ho capito che non avrei più potuto rinunciare alla musica ho deciso di intraprendere gli studi accademici fino a conseguire il Diploma di Composizione, di Pianoforte, di Musica da Camera e Direzione d’Orchestra. Ai miei insegnanti devo molto ma niente può sostituire l’esperienza musicale vissuta e imbevuta di umanità: per questo devo moltissimo ai miei amici musicisti di sempre con i quali ho condiviso gioie e dolori della musica quindi della vita.

L’incontro con la lirica quando è arrivato?

Oltre alle prime esperienze di accompagnatore nelle classi di canto in conservatorio e ad una breve esperienza di direzione di coro per un teatro di Operetta devo a Simone Piazzola la vera scoperta della lirica: un conto è conoscere la musica e un altro è assaporarla tramite chi la vive profondamente, come una missione.

Chi sono stati i suoi maestri e le figure che l’hanno ispirata?

Per un periodo della mia carriera accademica ho perfezionato il repertorio pianistico con Roberto Plano a cui devo molto musicalmente e pianisticamente. Mi hanno lasciato un segno artistico particolare: Luca Tessadrelli per l’estrosità nella composizione, Pietro Veneri per la pazienza nello studio della partiture, Gaetano Soliman nella ricerca della vera personalità del direttore d’orchestra e Donato Renzetti nel carismatico quanto umile e raro potere totalizzante del podio.

Cosa significa dirigere un’orchestra?

Dirigere un’orchestra significa essere scintilla di energia vitale al servizio della musica, centro gravitazionale di emozioni da incastonare in un evento sonoro unitario e irripetibile.

Il suo compositore preferito?

Giuseppe Verdi.

L’opera che dirigerebbe volentieri?

Rigoletto.

In qualità di suo preparatore musicale e di pianista ha accompagnato il recital del baritono Simone Piazzola nella prestigiosa Wigmore Hall di Londra. Quale impegno e quali soddisfazioni si provano nel lavorare sinergicamente con un artista così importante?

L’impegno richiesto è massimo e di massima qualità, senza dubbio. La ricerca del dettaglio, l’approfondimento stilistico e la perizia musicale generano l’unicità dell’interpretazione che in contesti così prestigiosi è sempre richiesta, da Piazzola in modo particolare. Il duro lavoro è poi sempre ripagato dalla grande soddisfazione di ascoltare il risultato finale da spettatore o da una ancor più grande ricompensa: dividere il palcoscenico ed essere ulteriore supporto artistico diretto.

Giuseppe Vaccaro e Simone Piazzola
Giuseppe Vaccaro e Simone Piazzola

Sempre con Piazzola ha condiviso, questa volta in qualità di direttore d’orchestra, il recital “Stelle della Lirica 2016” a Verona, a cui hanno partecipato Francesco Meli e Serena Gamberoni. Nella storia della lirica ci sono stati precedenti illustri, quanto è importante avere un proprio preparatore per un cantante? E’ più bello dirigere o accompagnare un cantante? 

Credo sia di fondamentale importanza per un cantante avere un preparatore vocale e un preparatore musicale che lo conoscano profondamente: l’ uno per il controllo tecnico e fisico della vocalità; l’altro per la cura nella costruzione musicale, nell’analisi dello spartito. Entrambi convergono nell’ausilio alla costruzione della più giusta interpretazione dei ruoli.

Dirigere e accompagnare sono due esperienze stupende e totalizzanti. Preferisco dirigere le arie d’opera che sono state scritte per voce e orchestra e accompagnare al pianoforte quelle romanze che invece sono nate con intento miratamente cameristico, per voce e pianoforte.

I suoi impegni futuri? I sogni nel cassetto? 

A maggio dirigerò Madama Butterfly al Teatro Sociale di Stradella e dirigerò un concerto in piccola formazione in occasione della riapertura della chiesa che ha ospitato le nozze di Giuseppe Verdi e Margherita Barezzi a Busseto.

A giugno avrò due recital di cui uno con mia moglie Aoi Yonamine, un ‘altro con Simone Piazzola. A luglio dirigerò in Calabria un concerto sinfonico con ballabili tratti dalle opere di Verdi. Ad Agosto per “Stelle della Lirica 2019” di Verona dirigerò un cast eccellente costituito da Carmen Giannattasio, Luciano Ganci, Simone Piazzola e Giacomo Prestìa con l’Orchestra Filarmonica di Verona. Subito dopo partirò per il Giappone dove terrò alcuni recital Soprano e Pianoforte.

Il 15 Settembre dirigerò la mia orchestra in un concerto di arie verdiane a Parma. Il 5 Ottobre terrò un concerto alla Casa della Musica di Parma.

A Dicembre inizierà la mia nuova esperienza di direttore musicale della stagione lirica del Teatro Sociale di Mantova che riaprirà con l’allestimento di Traviata. A gennaio 2020 accompagnerò al pianoforte due recital: uno con Piazzola e Prestìa e uno con Mukeria.

Nel 2020 mi attendono Rigoletto, Il Barbiere di Siviglia, Cavalleria Rusticana, Elisir d’amore e Madama Butterfly.

Il mio sogno nel cassetto da educatore è trasmettere l’amore per il repertorio lirico ai giovani studenti dando loro la possibilità di fare esperienza diretta e incentivando la nascita di piccole produzioni liriche; da musicista dirigere una mia opera lirica con la mia orchestra in un grande teatro lirico italiano.

Grazie per averci ricevuto e in bocca al lupo per il futuro!

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