Elena Mosuc: un dono, un talento, una voce. Interview

Intervista a Elena Mosuc – soprano

 

Elena Mosuc è tra le più acclamate cantanti liriche del momento. La sua voce, il  colore vocale ed il gusto musicale che la contraddistinguono l’hanno portata a calcare i palcoscenici più importanti del Mondo. Riportiamo l’intervista che gentilmente ci ha rilasciato durante lo studio e le prove per il suo prossimo debutto  in Romania ne “I Lombardi alla Prima Crociata” di G. Verdi.

 

 

15 Settembre 2019

 

Cosa l’ha portata ad abbracciare il canto lirico?

Tutti i cantanti scoprono da piccoli il loro talento, il loro dono, la loro voce. Anch’io l’ho scoperto da bambina, quando a tutte le feste in cui la famiglia si riuniva cantavamo tutti insieme. Erano momenti di grande gioia e io amavo cantare in quelle occasioni. Anche a scuola ho spesso cantato come solista, ma il momento che io amo ricordare è quando cantavo in chiesa con i miei nonni, ai quali ero affezionatissima. Ho imparato tantissimo in chiesa, anche il solfeggio. A scuola ho avuto insegnanti bravissimi, fino al Liceo pedagogico dove la professoressa fortunatamente era molto severa. Sono stata successivamente un’autodidatta e devo dire che in questi quasi trent’anni di carriera questa mia autonomia mi ha aiutato molto nello studiare nuovi spartiti misura per misura e frase per frase. Preparo sempre un ruolo da sola, confrontandomi solo in un secondo momento con un pianista, e arrivo sempre pronta alle prove. Non mi piace imparare un ruolo ad orecchio (come molti fanno), devo aver assorbito tutto lo spartito e mentre canto ne vedo le pagine. Ho un’ottima memoria, anche fotografica. Quando avevo sedici anni sono andata alla scuola popolare d’arte e lì ho studiato per un anno con Mioara Cortez, la mia prima insegnante, sorella della celebre mezzosoprano Viorica, e anche lei con una bellissima carriera internazionale. Poi ho continuato con un’altra bravissima mezzosoprano per cinque anni e successivamente con molti cantanti che facevano parte dell’ensemble dell’Opera Romana di Iasi, mia città natale. Andavo sempre a vedere le recite all’opera e i concerti alla Filarmonica, e in questo modo mi sono costruita una solida cultura musicale. Ho frequentato l’Accademia di Musica di Iasi e poi ho fatto il dottorato a Bucarest. Quando nel 1990 sono andata a Monaco di Baviera per il Concorso di canto della televisione ARD (che ho vinto) conoscevo integralmente già quattro ruoli, che avevo preparato da sola: Regina della notte, Mimì de “La Bohème”, Donna Anna in “Don Giovanni” e Violetta de “La Traviata”. Li ho imparati andando nella biblioteca di Iasi, dove ho preso in prestito le partiture di queste opere e ho trascritto a mano la mia parte con note e testo. Non avevo la possibilità di comprare gli spartiti né tantomeno di fotocopiarli. Ho ancora quel librino su cui li avevo trascritti. Ho studiato complessivamente per dieci anni, mentre nel frattempo ho anche fatto l’insegnante nella scuola primaria a Iasi. La mattina andavo a scuola ad insegnare ai bambini e il pomeriggio studiavo canto e facevo le prove per i canti domenicali, in ben due chiese dalle 7 alle 9 in una, e dalle 10 nella Cattedrale Metropolitana di Iasi.

Avevo bisogno di soldi e la chiesa mi ha aiutato moltissimo in quei tempi difficili nel mio paese. Ho sempre sognato di diventare una cantante lirica, ma al tempo del comunismo in Romania non credevo di avere la possibilità di uscire dal paese. Nel ’90 sono riuscita e ho vinto il concorso di Monaco…nessuno ci avrebbe mai creduto! Io nemmeno! Volevo fare soltanto un’esperienza, ma dall’alto qualcuno mi ha aiutato e mi ha aperto la strada per questa carriera. Ho debuttato Regina della notte a Monaco, un ruolo a cui sono stata legata per tutta la mia carriera e che mi ha portato in tutto il mondo, e ho fatto solo tre audizioni. Grazie alla terza audizione nel 1991 ho firmato il mio primo contratto alla Zurich Opernhaus, che è diventato il mio teatro del cuore e il mio vero conservatorio. Alexander Pereira, che era allora il sovrintendente, mi ha cresciuto offrendomi ogni anno anche più di tre ruoli, aiutandomi ad aprire le porte anche dei più grandi teatri del mondo. Ho avuto la possibilità di lavorare con tutti i più grandi cantanti e direttori. A Zurigo ho lavorato sui miei ruoli con bravissimi pianisti e maestri. In quasi trent’anni di carriera (festeggerò il prossimo anno questo anniversario) ho imparato moltissimo da tutti e grazie a tutte queste esperienze sono diventata l’artista che sono oggi.

Elena MosucCosa vuol dire per Lei essere una Cantante Lirica?

Essere un cantante lirico vuol dire avere una vocazione, un talento che bisogna coltivare e far crescere. Quest’arte richiede la perfezione e essere cantanti è molto complesso: siamo sul palcoscenico e oltre a cantare dobbiamo recitare ed esprimere tutte le emozioni di un personaggio. Dobbiamo creare un carattere, e questo l’ho imparato specialmente a Zurigo dove ho lavorato anche con i più grandi registi del mondo. Se hai la voce e se hai un talento e soprattutto se hai la forza, la motivazione e l’intelligenza puoi fare questo mestiere. Queste ultime tre caratteristiche sono essenziali se vuoi avere una lunga carriera. Grazie a Dio io posso dire che ora dopo quasi trent’anni di carriera la mia voce è ancora fresca, perché ho lavorato moltissimo per portare la mia tecnica vocale al livello più alto. Potrei fare tante cose per guadagnarmi da vivere, ma cantare è la mia vocazione, il mio modo di esprimermi: io svelo la mia personalità e tutti i miei desideri nel cantare, creando un personaggio sul palcoscenico. Cantare per me è come vivere. E’ una comunicazione tra me e Dio, il mio canto è sempre una preghiera. Sento che tutto quello che esce dalla mia bocca mentre canto, tutte le note e tutti i suoni, vengono dall’ispirazione che Dio mi dà. Mi sento come un tramite tra Dio che mi ha dato la voce e il pubblico. Desidero emozionare sempre le persone che mi ascoltano, non solo cantando il personaggio, ma vivendolo. Quando sono sul palcoscenico mi sento me stessa, il mio vero “io” viene rivelato. Ho scelto l’opera e l’opera mi ha scelto: da piccola ho cantato anche musica popolare e anche un po’ di jazz, ma il mio destino era quello di essere una cantante lirica.

C’è un personaggio tra quelli che ha interpretato in cui si identifica maggiormente? Perché?

Tutti i personaggi che io ho interpretato fino adesso erano giusti per me, prima di tutto da un punto di vista vocale: ho sempre cantato ruoli che sentivo profondamente adatti alla mia voce e alla mia personalità d’interprete. In concerto ho sperimentato anche cose diverse rispetto a quelle che ho poi interpretato in scena: Salome, il Liebstod di Isotta, Gioconda…brani che mi sono venuti anche molto bene, ma non penso canterò mai questi ruoli sul palcoscenico. Ho cantato personaggi giovanili, fanciulle innamorate che erano perfette per la mia età. Ogni volta che canto un personaggio lo studio molto bene anche attraverso romanzi, libri e poi confrontandomi con il regista. Ho sempre voluto “essere” il personaggio, muovermi in un certo modo, relazionarmi con gli altri caratteri come farebbe il mio personaggio. Non ho un ruolo speciale con il quale mi identifico: quando canto Violetta mi sento Violetta, sono nella sua pelle….così avviene anche con Gilda o Lucia. In quest’ultimo personaggio per esempio ho sempre cercato di sviluppare il carattere del personaggio fin dall’inizio per poi essere credibile nella sua pazzia, che ha una ragione di esistere: l’ambiente in cui Lucia si muove, il suo mondo interiore e la sua psicologia. Ho saputo rendere tante volte intuitivamente questo personaggio. Se non capisci un carattere, soprattutto le prime volte, non riuscirai mai a realizzarlo nella sua complessità. Quello che ho fatto con Lucia l’ho messo in pratica con tutti i ruoli del mio repertorio. Non posso scegliere un personaggio, ma sicuramente questi tre che ho nominato, Gilda, Violetta e Lucia, sono un po’ la mia seconda pelle, sono io, sono nel mio sangue. Ho cantato di questi ruoli circa centocinquanta recite per ognuno…Regina della notte sono arrivata a duecentocinquanta recite! Tantissime produzioni diverse che mi hanno aiutato a creare diverse visioni dello stesso personaggio: lo stesso carattere ma con punti di vista differenti ogni volta.

Come essere una buona cantante d’opera?

Per essere una buona cantante d’opera bisogna avere prima di tutto la voce e poi ci vuole un’amore enorme per questo mestiere che richiede tanti sacrifici. Prima di tutto devi essere molto cosciente di dover studiare in maniera solida la tecnica vocale, che è il pilastro fondamentale. E l’elemento fondamentale nella tecnica vocale è l’uso del fiato, la tecnica della respirazione e dell’appoggio. La tecnica è la base per tutti i ruoli. Chi si affida solo alla natura non potrà mai fare una carriera lunga e di meteore ne abbiamo viste e ne vediamo molte. Io sono molto fortunata di aver fatto quasi trent’anni di carriera e di aver conservato la freschezza della mia voce. Bisogna avere l’intelligenza per fare questo e avere la voglia di studiare e perfezionarsi sempre. La fortuna è anche quella di trovare dei bravi insegnanti, e io l’ho avuta: nel 1996 ho incontrato Midelda D’Amico che mi ha aiutato tantissimo specialmente per la proiezione e per la facilità del canto. Mi ha insegnato a non mostrare mai la difficoltà di un ruolo, di non farla percepire al publico. Solo tu devi sentire la difficoltà di un ruolo, il lavoro che tutto il corpo fa per creare i suoni meravigliosi che sono scritti nella partitura. Ho studiato moltissimo e la maestra ha curato e controllato ogni mio suono. Poi per essere una buona cantante d’opera ci vuole la professionalità che vuol dire essere sempre ben preparata, corretta nelle relazioni con i colleghi e nelle prove sul palcoscenico. Si deve avere molto rispetto per questo mestiere. Lo stile di vita è anche molto importante: dobbiamo stare attenti a quello che mangiamo ed essere in generale molto equilibrati nell’alimentazione quotidiana, dobbiamo dormire molto perchè il sonno è una medicina per la voce. Dobbiamo in generale proteggerci sia dal freddo invernale che dalle terribili arie condizionate estive.

E’ più importante la formazione o la pratica sul palcoscenico?

Tutte e due sono sicuramente importanti, ma credo che nel mio caso la pratica sul palcoscenico sia stata fondamentale. Ho iniziato a studiare in conservatorio parallelamente all’inizio della mia carriera: quando ho cominciato a cantare a Zurigo ero al secondo anno del conservatorio in Romania e ritornavo solo per gli esami. Ho imparato facendo più che altro. Ho avuto l’occasione di lavorare con i più grandi registi, direttori e cantanti del mondo: sono cresciuta in un’atmosfera al livello più alto del mondo, perchè Pereira ha portato a Zurigo il gotha della lirica mondiale. Sono grata a Dio che mi ha mandato in quel teatro, dove ho veramente avuto il dono di poter lavorare e imparare da tutti i grandi che in quegli anni passavano dall’Opernhaus. Ho cantato con tutti i più grandi cantanti: per esempio mi alternavo miei ruoli per moltissimi anni con Edita Gruberova e ho osservato tutto quello che lei faceva, come si muoveva e come respirava e come creava un personaggio. La pratica è dunque essenziale, ma ovviamente non si può arrivare impreparati, devi già avere una preparazione solida. Prima di arrivare sul palcoscenico ho guardato anche tanti film, ho frequentato il teatro di prosa e ho osservato gli attori, ho cercato di carpire il loro modo di muoversi.

Tra i ruoli da Lei debuttati quale preferisce? Perché?

Ho cantato moltissimi ruoli di molti stili diversi, ma mi sono specializzata nel Belcanto che ritengo essere il repertorio più difficile. Ho la voce perfetta per questo stile. Ho una voce bella, morbida e molto flessibile e sono in grado di dare corpo a tutte le esigenze dei ruoli di Belcanto. All’inizio ho cantato molto Mozart, che è assolutamente un belcantista, ma ha uno stile rigoroso e pieno di regole da rispettare. In Bellini, Donizetti, Rossini è possibile invece usare di più la tua fantasia di virtuosa con le cadenze, le fioriture e le variazioni. Nel Belcanto puoi dimostrare tutte le abilità e possibilità della tua voce. Ho avuto molto successo con questo repertorio e per questo continuo a cantarlo andando oggi nella direzione della coloratura drammatica. Oggi nella mia carriera c’è molto Verdi, sanguigno e difficile, d’altronde nella mia carriera sono arrivate prima Gilda e Violetta di Lucia, tutti e tre ruoli debuttati nel 1992. Di Donizetti ho cantato anche Linda di Chamounix e successivamente Maria Stuarda e Anna Bolena. Di Bellini ho cantato I Puritani e poi Norma, mentre di Rossini ho interpretato solo Semiramide. Oggi amo molto le Regine di Donizetti, e spero presto di debuttare Roberto Devereux, e poi c’è Verdi del quale ho cantato Gilda, Violetta, Medora de “Il Corsaro” e ho recentemente debuttato Leonora del Trovatore. Ora sono pronta per Giselda dei Lombardi, un ruolo che non avrei mai pensato di cantare e che sento invece profondamente mio. Amo il ruolo che sto facendo in quel momento e per il quale darò il massimo.

Una cosa che non ha ancora potuto fare nella sua vita?

Ho fatto quasi tutto quello che volevo fare nella mia vita. Il mio sogno era quello di cantare in tutti i più grandi teatri del mondo e l’ho realizzato: mi manca l’America del Sud, il Canada, l’Australia e il Sudafrica…ho cantato quasi in tutto il mondo. Mi piacerebbe ampliare il mio repertorio con tanti nuovi ruoli. Questo per quanto riguarda la vita professionale. Nella mia vita privata fin da piccola desideravo vedere il mondo e anche questo ho realizzato. Una cosa che ho sempre voluto fare e che non sono mai riuscita per questioni di tempo è imparare a suonare il pianoforte…ma non è mai tardi! Mio marito Christoph suona il pianoforte e quindi forse potrebbe insegnarmi. Però penso che impegnandomi potrei anche riuscirci da sola, come ho fatto con moltissime cose, come le lingue: ho imparato da sola l’italiano e il tedesco per esempio!

Come concilia il ruolo di Cantante d’Opera con la vita privata?

Riesco a conciliare molto bene la mia professione con la mia vita privata: mio marito Christoph mi ha sempre seguito, ama anche lui la musica e l’opera e gli piace viaggiare e vedere nuovi spettacoli in teatri diversi del mondo. Lui è un avvocato e canta anche nel coro “aggiunto” dell’Opernhaus. La vita professionale e la vita privata si combinano alla perfezione e si uniscono nel mio caso…Christoph è anche un direttore d’orchestra e abbiamo già avuto qualche occasione di lavorare insieme…spero che ce ne saranno ancora di più. Mi sono adattata molto bene alla mia vita di cantante, anche se ogni volta sono in città diverse, in case diverse o in albergo e qualche volta quando mi sveglio non so dove sono…mi è successo tante volte…ma riesco a stare bene dovunque.

Cosa ci può raccontare del prossimo debutto in Romania ne I Lombardi alla Prima Crociata?

Questa avventura che sto vivendo ora è il risultato del sogno del mio amico e grande ammiratore, il regista e musicologo Csaba Némedi, che ha voluto mettere in scena I Lombardi per me. Lui ama da sempre questa meravigliosa opera e a marzo dello scorso anno mi ha chiesto di essere Giselda per lui. Subito io ero un po’ pensierosa riguardo a questo ruolo, ma Csaba che conosce molto bene la mia voce era assolutamente convinto che io fossi perfetta. Lui segue la mia carriera da ormai vent’anni: mi ha sentito per la prima volta alla Wiener Staatsoper nel Flauto magico e poi Puritani, Traviata, Rigoletto. Abbiamo lavorato già insieme alla Opernhaus in Turandot, dove lui era l’assistente alla regia di Giancarlo Del Monaco. E’ un musicologo, vive a Vienna e tiene tantissime conferenze e lezioni sul teatro musicale: è un’enciclopedia dell’opera, un sapiente e profondo conoscitore delle voci e ha sempre pensato a me come Giselda ideale. Ora che ho una lunga esperienza nel Belcanto e in Verdi è arrivato il momento giusto per affrontare questo ruolo difficilissimo. Ed eccoci qui! All’Opera Maghiara di Cluj per mettere in scena I Lombardi, una prima assoluta per la Romania. Sarà l’apertura della stagione con il mio debutto nel ruolo con la direzione del bravissimo Maestro Szabolcs Kulcsár. Sarà anche il mio debutto all’Opera Maghiara, poiché a Cluj ho cantato già due volte ma all’Opera Nazionale Rumena. Questo allestimento avrà le scene, i costumi e le luci di Gilles Gubelmann. Sarà una messinscena molto suggestiva e molto bella. L’idea del progetto registico credo sia molto interessante e avrà un grande successo. Come sappiamo il soggetto dei Lombardi non è così lineare, ma è complessa e articolata in cui più vicende si svolgono in parallelo: al dramma storico si sovrappone la storia d’amore tra Giselda e Oronte, nello stile di Giulietta e Romeo. Giselda vive in una società dominata dal sangue, dalla morte e dalla guerra. L’amore tra i due tuttavia non ha un suo ampio sviluppo drammaturgico nonostante il finale tragico riservato ad Oronte. Giselda è una donna che cambia durante l’opera, soffre delle circostanze in cui agisce. Il vero centro di quest’opera è lei, soprattutto in questa messinscena, dove per rendere tutto più comprensibile Némedi e Gubelmann hanno scelto di spostare il periodo di azione dopo la morte di Verdi nel 1901 e sul palcoscenico abbiamo soltanto un gigante album di fotografie che appartiene a Giselda. Quando arrivo sul palcoscenico tutta la gente, il coro, è in piazza perché ha appreso il ritorno di Pagano dai giornali. Sappiamo all’inizio della rivalità tra Pagano e Arvino per l’amore di Viclinda, divenuta moglie di quest’ultimo. In questa produzione abbiamo pensato che Giselda sia in realtà figlia dell’amore illegittimo tra Pagano e Viclinda. Pagano è un po’ come Don Giovanni, Arvino è come Don Ottavio e Vicinda come Donna Anna, quindi quest’ultima tra i due sicuramente sceglierebbe un Don Giovanni come Pagano, un temperamento più forte e di più grande fascino. Questa è la visione che Némedi ha del personaggio. Giselda sfoglia questo album e spesso chiede della spiegazioni a sua madre Viclinda, soprattutto riguardo a Pagano appunto, e lei si rifiuta.

Tutto quello che si vede nell’album è il fil rouge della storia e da lì i personaggi prendono vita e agiscono sulla scena. Il messaggio di quest’opera è che nessuno deve uccidere nel nome di Dio. E’ un messaggio universale e un tema molto attuale. Non voglio però svelare tutto, sicuramente in scena il tutto risulterà ancora più forte e chiaro…dovete venire a vederlo! Questa produzione ha un altissimo livello artistico, essendo che Gilles Gubelmann è riuscito a creare una meraviglia sul palcoscenico nonostante le possibilità tecniche limitate, la scenografia è molto bella, estetica, suggestiva e colpisce l’occhio dello spettatore. Le luci curate da Gubelmann stesso sono stupende e i costumi bellissimi. Elena Mosuc

L’alto livello è garantito dall’esperienza sia di Gubelmann che di Csaba nei più grandi teatri europei, nel caso di quest’ultimo lui ha lavorato anche all’Opernhaus come primo assistente alla regia di Giancarlo Del Monaco e altri grandi registi, e poi ha creato le sue regie avendo una base culturale e musicale molto solida. La parte musicale è affidata al Maestro Szabolcs Kulcsàr, musicista di grande esperienza con una brillante carriera come pianista. Il suo lavoro con l’orchestra e con il coro è meraviglioso e con ottimi risultati. E’ bravissimo, ha temperamento per dare corpo all’orchestrazione verdiana che conosce perfettamente. Sono felice di cantare sotto la sua direzione perché sento molto il senso e le ragioni del canto di Verdi. Giselda è un ruolo di maturità, perché la scrittura musicale è difficile dall’inizio alla fine, sono in scena tutta l’opera e non c’è nessun momento di riposo musicale. Devo essere sempre presente e fresca musicalmente e fisicamente: ci sono tantissimi ensemble con il coro dove la linea melodica di Giselda deve emergere. La tessitura su cui si gioca il ruolo è piuttosto acuta, anche se ci sono molte frasi drammatiche. Tutte e tre le arie sono diverse e differentemente difficili. La prima, “Te Vergin Santa” è su una linea melodica molto bella, abbastanza lirica, la seconda “Oh madre dal cielo…Se vano il pregare…No, giusta causa” è una scena molto complessa con un recitativo impegnativo, un’aria con una una cadenza che va a toccare il Re acuto in pianissimo, e poi la cabaletta drammaticissima ed eroica che ne contiene praticamente tre. E’ una scena che richiede molta partecipazione per mostrare qual è il vero temperamento di Giselda, la sua forza nel contrastare le ire di guerra del suo popolo. Amo questo momento dell’opera e lo sento profondamente adatto alle mie caratteristiche vocali e interpretative. L’ultima aria “Qual prodigio” è simile al bolero dei Vespri Siciliani, un’aria di grande virtuosismo con un’attitudine (non scrittura) drammatica. Poi il ruolo comprende un bellissimo duetto con Oronte e il terzetto finale “Qual voluttà trascorrere” che ha una musica fantastica e poi c’è l’apoteosi dell’inno finale, straordinario. Giselda come carattere è un personaggio dolce, giovanissima, ma che ha però un grande temperamento e nella seconda scena diventa davvero un vulcano. Devo assolutamente dosare le mie energie ed avere consapevolezza di esse, poiché il ruolo è lungo e non è facile, però mi sento molto bene nel cantarlo e credo sia perfettamente nelle mie corde. All’inizio pensavo mi sarei stancata molto nel cantarlo, invece non succede perché è perfettamente nella mia gola. Bisogna cantarlo con una posizione vocale molto alta e con una tecnica di respirazione impeccabile. E’ un ruolo che richiede perfezione tecnica e assoluta precisione musicale. Mi sono trovata molto bene in questo ruolo perché è arrivato nel momento giusto della mia carriera e lo considero un momento culminante. E’ un momento di arricchimento del mio repertorio con l’aggiunta di ruoli che sono adatti alla mia maturità vocale e anche alla mia età. Non voglio rinunciare a cantare Violetta o Luisa Miller, perché sono altresì sicura che questi ruoli verranno anche meglio dopo aver affrontato questi nuovi ruoli. Amo studiare nuovi personaggi e nuova musica che mi aiutano a sviluppare le mie interpretazioni e ad accrescere la mia già nutrita esperienza. Questi ruoli del Primo Verdi sono i più difficili perché ci troviamo in una fase di sperimentazione del compositore, una sperimentazione che poi porterà alla creazione di quei ruoli come Violetta o Leonora, dove troviamo il marchio verdiano già ben definito. Sono felicissima di cantare Giselda, sono grata a Csaba per questa idea e ringrazio la Kolozsvári Magyar Opera per l’opportunità di fare questo debutto importante. Spero che dopo questo ruolo arrivino altri ruoli verdiani, penso soprattutto a Elena dei Vespri!

 

Elena MosucNel suo repertorio troviamo molto Verdi. E’ una scelta dettata dalla sua vocalità o altro?

Ho cantato molto Verdi nella mia carriera: ho iniziato con Gilda nel 1991 e subito dopo ho debuttato Traviata. Nel 2000 è arrivata anche Luisa Miller, ruolo che ho cantato anche alla Scala in una produzione nel 2012 con grandissimo successo. Ho interpretato anche Medora ne Il Corsaro e Alice Ford in Falstaff. Due anni fa ho debuttato con due recite in versione di concerto Desdemona in Otello. Devo dire che di tutti questi ruoli Giselda è sicuramente il più difficile, molto impegnativo. I teatri mi hanno offerto molto Verdi nella mia carriera e io ho sempre amato cantarlo.

 

Un sogno nel cassetto?

Sogno di cantare Vespri Siciliani e forse un giorno Attila. Vorrei completare la trilogia Tudor di Donizetti con Elisabetta in Roberto Devereux. Mi piacerebbe cantare anche altre opere di questo compositore che è assolutamente vicino a Verdi che è assolutamente sanguigno. Mentre Bellini esalta le linee e le frasi lunghe e sospese, Donizetti è più drammatico.

Riceverà l’Oscar della Lirica il prossimo 1 Ottobre 2019 al Teatro Malibran di Venezia. Come interpreta questo prestigioso riconoscimento artistico?

Sono molto onorata per questo premio, giunto dopo ben due nomination. Sono felice che l’Italia riconosca i miei meriti nel campo operistico. Ricevere questo premio in Italia, che è il paese in cui l’opera è nata, è una felicità immensa. Sono molto grata di essere considerata una cantante importante. Ho ricevuto anche due nomination per l’Opus Klassik 2019 come cantante dell’anno e miglior album per il mio cd “Verdi Heroines” (Solo Musica/Sony). Questo gala al Malibran mi dà anche la possibilità di tornare a Venezia, città che amo e in cui spero di tornare presto a cantare alla Fenice…chissà!

La rivalità tra cantanti è cosa nota. Come si destreggia in questo ambiente?

Sono sempre stata più interessata a fare semplicemente il mio mestiere e a cantare bene per il pubblico. C’è posto per tutti e tutti siamo angeli della musica: dobbiamo fare il possibile per donare al pubblico il nostro talento senza essere invidiosi e gelosi. Tante volte il confronto con i colleghi è assolutamente costruttivo, ci porta a ricercare un continuo miglioramento.

 

Se avesse una sfera magica che le permettesse di scrutare nel futuro, cosa vedrebbe?

Vorrei cantare fino a quando Dio me ne dà la possibilità. La mia maestra mi dice sempre che potrò cantare fino ai cento anni…non penso di arrivare a tanto, ma sicuramente ancora per dieci anni sarò presente mettendo al servizio la mia esperienza. Posso sicuramente essere una cantante interessante anche per i colleghi più giovani: come io ho imparato tanto dai grandi del passato con cui ho cantato, anche la nuova generazione può imparare da me ascoltandomi dal vivo e non solo attraverso i miei cd. E’ più facile imparare ascoltando e guardando un artista lavorare e cantare dal vivo. Voglio cantare solo i ruoli che sono adatti alla mia voce come ho sempre fatto. Anche quando ho affrontato dei ruoli più drammatici l’ho fatto con la mia voce senza alcun rischio. Lo stesso avviene con Giselda, un ruolo che molti considerano adatto a voci come Ghena Dimitrova, ma che io invece vedo come un personaggio giovane e che richiede una vocalità più fresca e agile. Nel futuro voglio rimanere fedele alla mia voce e accarezzarla solo con ruoli bellissimi!

Elena Mosuc

 

C’è una persona a cui vorrebbe dire grazie per quello che è diventata?

Mi sento di dire grazie a Dio che mi ha regalato una voce che io amo. E’ importante amare la propria voce per poterla curare con pazienza e farla crescere con grande disciplina. Ho studiato tantissimo e sono riuscita ad arrivare con una voce fresca oggi. Grazie a tutti quelli che mi hanno insegnato tantissimo e mi hanno fatto migliorare ogni giorno. Grazie alla mia maestra Midelda D’Amico, che ancora oggi mi segue e mi controlla, e che mi dice sempre che la mia voce è fresca come vent’anni fa. Ha avuto tantissima pazienza con me ed io con lei (ride) perchè mi ha spinto sempre a ricercare la perfezione di ogni suono. Ringrazio l’Opernhaus di Zurigo perchè è stato il mio vero conservatorio con maestri preparatori meraviglioso e dove, ripeto, ho avuto la possibilità di lavorare con i più grandi direttori d’orchestra e registi del mondo, oltre che con grandissimi colleghi del passato e del presente. Ringrazio i miei nonni, che mi hanno cresciuto, e che purtroppo non hanno avuto la possibilità di vedermi sui grandi palcoscenici internazionali. Mio nonno mi ha visto nei concerti e negli spettacoli che ho fatto a Iasi, ma quando la mia carriera è decollata lui non c’era già più ed è un dispiacere per me che lui non abbia vissuto questo periodo bellissimo della mia vita.

Nell’era dei social siamo tutti connessi ogni giorno. Il suo rapporto con questi mezzi tecnologici?

Ho un website molto bello e sempre aggiornato (www.mosuc.com) e poi sono su Instagram, Facebook (dove ho anche un gruppo di fan). Informo sempre i miei fan su tutto quello che faccio nella mia vita professionale e ritengo questi mezzi molto importanti sia per il pubblico che per tenermi in contatto con gli amici di tutto il mondo. E’ bello essere connessi con tutti quelli che ti vogliono bene.

Vuole dire qualcosa hai suoi fans?

Sono grata verso tutti quelli che amano la mia voce e la mia arte e che mi sono fedeli da tantissimi anni. Tantissimi vengono a trovarmi dovunque io canti e li ringrazio sempre del loro supporto. Spero di cantare ancora tanti anni per loro! Non canto per me, mai, canto per coloro che mi sostengono e con i quali ho spesso sviluppato una bellissima amicizia. Grazie!

I suoi prossimi impegni artistici?

Sono in un momento di cambiamento e forse è il momento per una piccola pausa in cui meditare sul futuro e sugli sviluppi del mio repertorio. Penso che in futuro canterò più ruoli come Giselda, ossia rari e difficili, che mi fanno lavorare. Voglio sempre crescere e imparare.

 

Grazie per la bellissima chiacchierata e in bocca al lupo!

Salvatore Margarone – www.musicandosite.com

Photo©PauloCésar

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