Il Mondo poetico di Richard Strauss: dalle esperienze nazionalistiche alla messa in musica dei sentimenti.

 

Lo scorso anno 2014 si celebrava il 150° Anniversario della nascita di uno dei più grandi compositori che la Storia della Musica abbia conosciuto. Vissuto a cavallo di due secoli e tra le due Guerre Mondiali, produsse composizioni indimenticabili di alto valore musicale: Richard Strauss.

di Salvatore Margarone

Richard Strauss (Monaco di Baviera 1864 – Garmish 1949) compositore tedesco di grande spessore, rappresenta oggi come al tempo per gli appassionati di musica e non, l’anello di congiunzione tra il XIX ed il XX secolo. Autore dalle mille sfaccettature, ardito, spigoloso, arguto, geniale, portò con le sue intuizioni e competenze un grosso contributo alle future generazioni di compositori nel XX secolo.

Il padre Franz era un comunista conosciuto ed apprezzato da Wagner e la madre proveniva dall’alta borghesia, in questo contesto famigliare il giovane Richard incominciò a prendere lezioni di musica a quattro anni,  a sei già era in grado di comporre una polka ed un canto natalizio sotto la guida del suo primo insegnante, F. W. Meyer. Frequentò normalmente la scuola sino all’università, ma non  conseguì la laurea perché  abbandonò  il corso universitario nel 1883 dopo il primo anno.

Già verso la conclusione degli studi medi superiori arrivarono i primi importanti riconoscimenti musicali: l’esecuzione di alcune sue composizioni, come il Quartetto op. 2 , che  venne eseguito nella primavera del 1881 dal quartetto di B. Walter, il quale fu anche suo maestro, ed una sua Sinfonia in re minore diretta niente meno che da H. Levi, uno dei massimi direttori dell’epoca. Lasciata l’università, si trasferì a Berlino, dove strinse amicizie con  H. von Bulow, che eseguì diverse sue composizioni e lo iniziò alla carriera di direttore d’orchestra. Nel 1885, infatti, von Bulow fece nominare Strauss come suo sostituto a Meiningen fin  quando, abbandonato definitivamente quest’incarico, lo designò come suo successore. La carriera direttoriale di Strauss non influì sulla sua attività di compositore, che fu però almeno sino al 1885, fortemente influenzata da Brahms.

Per comprendere la grandezza di questo mirabile autore si devono necessariamente sviscerare le sue opere, in modo particolare i Poemi Sinfonici, forma questa in cui Strauss riesce a spaziare e a sviluppare il suo fare musica in un epoca in continua evoluzione.

Come compositore, Strauss coglie le prime grandi affermazioni proprio con i poemi sinfonici scritti tra il 1886 e il 1898; superati quasi subito gli iniziali influssi brahmsiani, nel 1886 scrive la fantasia sinfonica Aus Italien, per poi aderire alla scuola “neotedesca” e alle correnti postwagneriane.

È con la fantasia sinfonica Aus Italien che la vera personalità musicale di Strauss, o meglio quella personalità che gli ha assicurato durante tutto l’arco della vita continui e crescenti successi, si manifesta compiutamente. I biografi, sulla falsariga delle indicazioni del compositore stesso, attribuiscono la grande svolta alla sua amicizia col filosofo e musicista A. Ritter, wagneriano convinto ed entusiasta sostenitore del poema sinfonico lisztiano.

Aus Italien apre la via alla stagione dei grandi poemi sinfonici di Strauss e precede immediatamente il Don Giovanni che costituisce, di questa originale forma del romanticismo musicale, l’espressione più celebrata. I successi dei poemi sinfonici fecero di Strauss il più eseguito compositore tedesco del suo tempo, e non soltanto nel suo paese.

Diremmo  oggi, in maniera più consapevole forse, che fu il periodo delle innovazioni musicali, sia in ambito formale che musicale, dirigendosi verso una  ricerca sempre più ossessiva di una musica infinita precedentemente iniziata da Richard Wagner.

Tali esperimenti  si ebbero un po’ in tutta Europa, grazie anche alle correnti letterarie nascenti come l’Espressionismo ed il Simbolismo, che ispirarono e spronarono  compositori emancipati a sfidare quegli assunti che, fino ad allora, erano stati seguiti alla lettera senza mai uscire da schemi rigidi ed obsoleti.

La maggior parte dei compositori che azzardarono tali novità li ritroviamo in Francia, con  C. Debussy, M. Ravel, E. Satie, ecc… ; questi iniziarono a sperimentare una nuova musica fatta da nuovi suoni scaturiti dall’uso di moderne scale musicali (esatonale e pentafonica),  e di nuovi effetti, sfruttando al meglio la timbrica di ogni strumento.

Ma la cosa che li accomuna fu la loro poetica che deviò, a differenza del Romanticismo che esaltava  il sentimento amoroso , verso nuovi lidi sconfinando fino all’esaltazione della psiche umana , giustificando così la necessità di una musica piena di apparenti dissonanze .

Si giunge così ai primi anni del nuovo secolo (il XX sec.), ancora non pronto sotto certi aspetti, a definire con chiarezza tutti gli esperimenti musicali che in questo periodo vengono approcciati dai tanti compositori che si cimentano nella costruzione di nuove idee musicali, ognuno con le proprie esperienze nazionalistiche di dove sono vissuti e dalle quali hanno tratto e messo in musica i sentimenti stessi. Ecco che R. Strauss tenta di più, sconfinando nel mondo teatrale, a lui ancora sconosciuto dal punto di vista compositivo.

Le tensioni del linguaggio di Strauss giungono al massimo della forza nell’esotismo e nell’erotismo della sua Salomè (1905) e nella violenza dell’Elektra (1909) che furono i suoi due primi capolavori teatrali.

Elektra segna il massimo avvicinamento di Strauss all’espressionismo. La sua svolta in senso retrospettivo nel linguaggio musicale la troviamo ne Il cavaliere della rosa (1911) con la sua malinconica e raffinata rievocazione.

Sempre più profondo si fece il solco che separava Strauss dalla musica del Novecento, ormai indirizzata oltre quell’espressionismo che Strauss aveva avvicinato fino al 1909 e che poi aveva abbandonato. In alcuni lavori si avverte una dimensione di solitudine, di rinuncia, che appaiono frutto di una dolorosa meditazione sul crollo della Germania di cui egli era stato il cantore.

In realtà anche Strauss fu partecipe delle inquietudini e delle contraddizioni di quel mondo; egli si presentò quindi agli inizi del secolo nelle più ideali condizioni per affermarsi come l’erede della tradizione wagneriana ed affrontare il difficile terreno del melodramma che col Parsifal sembrava aver chiuso definitivamente la propria esistenza.

Strauss volle sempre fermamente credere nel proprio mondo, nella cultura di cui era stato rigorosamente nutrito, nella illimitata potenza dell’individuale e nella preminenza assoluta dell’azione. I suoi biografi ci dicono ch’egli doveva sempre immaginare sè stesso, coinvolgere sè stesso nell’eroe musicalmente rappresentato: e poiché la sua divisa era l’ottimismo, anche Tod und Verklarung non poteva non finire in gloria. Till Eulenspiegel lustige Streiche segna un’altra memorabile tappa sulla via dell’ascesa di Strauss; in questo magistrale rondò tutto quanto di sanguigno, aggressivo, grassamente umoristico poteva condensare la musica tedesca del secolo che volgeva al tramonto, si ritrova puntualmente disposato alla più evoluta eleganza formale.

In ultimo, ma non per minore valenza , si ricordano i suoi mirabili Lieder, forma musicale questa in cui emerge la  passionalità, la  poetica, l’espressività, la  musicalità, la perfetta simbiosi tra parola e musica di Richrad Strauss, come ad esempio negli  “Ultimi Quattro Lieder” ( Vier Letzte Lieder) per Voce e Orchestra, che rappresentano idealmente i quattro momenti più belli della vita terrena; oppure Cäcilie, Zueignung, Wiegenlied, Epheu, per voce e pianoforte, ed altri, dove si avverte l’abbandono dell’animo umano verso esseri terreni.

Oggi, per fortuna, la musica di Richard Strauss echeggia nei teatri e sale da concerto, come è giusto che sia, una musica di tale grandezza non può passare di certo  inosservata.

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