Verona: Antologia Verista e Zanetto tra sogno e raffinatezza

Con Antologia Verista e Zanetto riprende la Stagione Lirica 2021 del Teatro Filarmonico di Verona.

Dopo mesi di attesa, finalmente, si ritorna in teatro per assistere ad uno spettacolo molto particolare ed interessante che Fondazione Arena propone al suo pubblico.

 

 

Un programma interamente dedicato al periodo verista, della durata di poco più di un’ora, che ha visto protagonisti i maggiori compositori di fine ottocento: Mascagni, Cilea, Catalani. Pagine di incredibile bellezza e raffinatezza come Intermezzi, Preludi e Sinfonie da Le Maschere, Guglielmo Ratcliff e Cavalleria Rusticana di P. Mascagni, La Wally di A. Catalani, Adriana Lecouvreur di F. Cilea, che hanno introdotto la seconda parte dello spettacolo con l’opera Zanetto.

Ma è Mascagni il vero protagonista del pomeriggio veronese, del quale è andata in scena un’opera poco eseguita e di squisita gradevolezza, un unico atto che desta alcune interessanti riflessioni e porta alla riscoperta di un giovane Mascagni sperimentatore ma già dalle idee chiare, che sfoceranno chiaramente nell’opera più famosa del compositore livornese: Cavalleria Rusticana.

In Zanetto sono solo due i personaggi sulla scena: Silvia, la cortigiana, e Zanetto il giovane cantastorie.

Il libretto di Giovanni Targioni e Guido Manasci, tratto dalla commedia Il viandante di F. Coppée, mette in rilievo le fragilità dei due personaggi verso l’amore. Silvia, la cortigiana, si strugge per non avere un amore nella sua vita, ed è cosciente di non poterlo avere; Zanetto, essendo un girovago cantastorie, tratta l’amore esattamente come la sua vita da giramondo.

Proprio Zanetto è un personaggio en travesti, infatti è interpretato da un mezzosoprano, mentre la bella Silvia è un soprano. Già la scelta sul personaggio en travesti ha un significato ben preciso, che ci fa pensare all’utilizzo dei castrati nelle opere del seicento e settecento proprio per la particolarità delle loro voci. In riferimento a questi periodi storici e a forme e stili musicali di quelle epoche, Mascagni inserisce, già all’apertura dell’opera, un coro a cappella a mo’ di Madrigale, portando così l’ascoltatore a tempi lontani ed infondendo all’opera quel che di Rinascimentale, che non sarà tralasciato nemmeno in seguito inserendo anche serenate, come quella di Zanetto, che musicalmente verrà ripresa durante l’opera.

L’incontro che avviene tra i due protagonisti fa riflettere entrambi sul tema dell’amore, sul sogno di entrambi, i desideri e gli istinti umani.

Zanetto arriva nel giardino di Silvia cercando di quest’ultima in quanto ne aveva sentito tanto parlare come donna bellissima e che vorrebbe assolutamente conoscere, ma Silvia, consapevole della propria condizione di cortigiana, pur essendo attratta dal giovane e dal suo canto ammaliante, non si rivela ad esso e scoraggia il giovane Zanetto dal conoscere la bella Silvia, in quanto non gode di ottima fama in quel paesino vicino Firenze.

Tutto l’atto d’opera è come un grande dialogo tra questi due personaggi che si esprimono l’uno (Zanetto) nello stile rinascimentale con serenate e recitar cantando, l’altra (Silvia) in un canto verista in cui si passa ad una struttura che non isola i brani musicali, ma i sentimenti che vengono rappresentati: la scena ed aria non corrispondono più al pezzo musicale, ma a ciò che il personaggio vuole esprimere. La musica così ha la pretesa di dire qualcosa, di un significato, diventando amplificazione dell’immagine o della parola. Ecco spiegato il significato di alcune parole ricorrenti in questo libretto come “cuore”, “amore”, “fiore”, o alla parola “sogno” che viene ripetuta ben 12 volte in un così breve testo.

E’ il soprano Donata D’Annunzio Lombardi che interpreta Silvia, e il mezzosoprano Asude Karayavuz è Zanetto il poeta cantore. Dotate entrambe di bellissime voci, hanno reso magici i circa 42 minuti dell’opera, interagendo con estrema eleganza sul palcoscenico allestito dalla Fondazione Arena in un nuovo allestimento curato da Michele Olcese, con i costumi di Silvia Bonetti e la regia di Alessio Pizzech (assistente alla regia Lorenzo Lenzi).

Sul palcoscenico un’unica scena con riferimenti Liberty, tra cui gli arredi della camera da letto di Silvia, ma con riferimenti rinascimentali come i grandi fiori del giardino, la statua della Venere, sapientemente illuminati dalle luci curate da Paolo Mazzon.

Sul podio l’eccellente bacchetta di Valerio Galli che con sapienza, buon gusto e gestualità chiara ed elegante, ha saputo ricreare, in un unicum speciale, atmosfere magiche con l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona. Molto bene anche il Coro diretto da Vito Lombardi.

Insomma, forse l’emozione di ripartire, l’atmosfera ricreata, la magia del teatro, hanno lasciato piacevolmente colpito il pubblico intervenuto a questa “prima” delicata, ma dalle forti tinte emotive.

 

Salvatore Margarone

Foto©Ennevi

La recensione si riferisce allo spettacolo del 9 Maggio 2021

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