Giuseppe Rossi: “la Hammerklavier, il Monte Everest dei pianisti”

Incontriamo il giovane pianista Giuseppe Rossi, classe 1985, che al genio di Bonn dedica il suo esordio discografico pubblicato per Da Vinci ClassicsLudwig van Beethoven: Große Fuge op. 134 & Sonata op. 106 “Hammerklavier”.

 

 

Partiamo proprio dalle sue parole… Cosa intende per “grande affresco contrappuntistico”?

Sia nella sonata Hammerklavier che nella Grande Fuga Beethoven tocca i vertici dell’arte del contrappunto ed entrambi i capolavori sono costruiti con tutti i procedimenti propri della scienza contrappuntistica che ne fanno una sorta di “Arte della Fuga” Beethoveniana. Cercando un paragone, forse azzardato, potrei dire che come Michelangelo lasciava ai posteri gli affreschi della Cappella Sistina, Beethoven ha lasciato questi immensi capolavori. 

Come mai, secondo Lei, Beethoven è sempre attuale?

Ritengo che l’attualità di Beethoven si rifletta non solo nella forma musicale ma anche nell’universalità dei temi da lui proposti. L’esempio più fulgido è senza dubbio l’ An die Freude (dal testo di Schiller “Tutti gli uomini saranno fratelli”) della Nona Sinfonia. La speranza di fratellanza è un concetto, soprattutto in questo periodo storico, più che mai attuale. 

Come definirebbe il grande compositore di Bonn?

Personalmente definirei Beethoven un compositore atemporale. La musica del genio di Bonn è classica ma contemporanea allo stesso tempo. Lo stesso Stravinskij si espresse a riguardo della Grande Fuga definendola come “musica contemporanea che rimarrà contemporanea per sempre”.

Proviamo a fare un paragone tra il contrappunto di Bach e quello di Beethoven?

Beethoven compì un poderoso ritorno al contrappunto imitativo, fugato proprio dell’arte Bachiana.  Importanti elementi contrappuntistici sono presenti in Sinfonie, Quartetti, Sonate. Beethoven incastona il contrappunto in quella che è, senza dubbio, la “forma regina” del Classicismo, la  Sonata. Definirei il contrappunto Beethoveniano un continuo “ricercare” che influenza in maniera marcata tonalità e metrica, sottoponendo ascoltatore ed esecutore ad una continua tensione emotiva. In Bach l’arte del punctum contra punctum è inserita in un contesto armonico e tonale  ben definito (basti pensare al Clavicembalo ben Temperato). Partendo dalla scienza contrappuntistica di Bach, passando per quella di Beethoven (sempre più ricca di ardite modulazioni) si giungerà alla crisi del sistema armonico – tonale che caratterizza parte del linguaggio musicale del Novecento.

Come si è approcciato allo studio della Sonata op. 106?

Vorrei premettere che la sonata Hammerklavier viene da alcuni definita come “il Monte Everest dei pianisti”. Dunque all’inizio del mio lavoro di studio potrei dire che ero entusiasta della vetta da raggiungere e allo stesso tempo allettato dalla sfida che mi si poneva davanti.

Nella sua esecuzione, ascoltando il CD, a nostro avviso emergono una naturale freschezza e leggerezza. Quando si è riascoltato, come ha valutato la sua esecuzione?

Trattandosi di un’opera estremamente complessa e di grandi dimensioni, ho cercato come possibile di avere una lettura che potesse risultare fresca e nuova. Posso dire di ritenermi soddisfatto, ma in parte conservo sempre un occhio critico circa le mie esecuzioni.

Giuseppe Rossi Pianista

Quando ha saputo che avrebbe inciso il suo primo CD che emozioni ha provato e quali aspettative?

Ero entusiasta del lavoro da svolgere ma sentivo anche un senso di responsabilità nel rendere giustizia a simili capolavori. La maggiore difficoltà è stata quella di fissare su disco una musica che per propria natura trae molto dalla spontaneità e dalla drammaticità di una esecuzione dal vivo. 

Quando suona a 4 mani riesce ad esprimersi liberamente o trova dei limiti? Quali in caso?

Dividere la tastiera con un altro artista è senza dubbio una circostanza che richiede grande affiatamento. Riuscire ad esprimersi liberamente in un’esecuzione a quattro mani è il frutto di un lavoro intenso di studio e di comprensione reciproca.

Il rapporto professionale con la sua partner per incisione della Grande Fuga op. 134?

Ho conosciuto la mia partner musicale Elisa Viscarelli in Conservatorio durante gli studi a Santa Cecilia. Frequentavamo la stessa classe di pianoforte con la Prof.ssa Elisabetta Pacelli e sicuramente aver condiviso la formazione pianistica ci ha resi più affiatati dal punto di vista musicale.

 Parlando della sua formazione musicale, c’è qualcuno che vorrebbe ringraziare oggi? Perché?

Sono grato di aver avuto l’onore di studiare con grandi pianisti come Aldo Ciccolini, del cui suono conservo un prezioso ricordo. Vorrei inoltre ringraziare Maurizio Baglini che fa della ricerca di un’interpretazione unica e personale uno degli elementi caratterizzanti del suo insegnamento. Proprio questo aspetto ha cambiato la mia visione dell’interpretazione pianistica. 

Cosa vede nel suo futuro musicale?

I recenti accadimenti legati alla pandemia hanno suscitato in me diverse riflessioni. Vedo nel mio futuro musicale una grande sfida non solo di ricerca pianistica ma anche di stimoli per una ripartenza culturale, oggi più che mai in una dimensione non solo personale ma collettiva. 

Magari un CD su Schumann in futuro?

Ho accarezzato l’idea di Schumann e della sua Fantasia op. 17, un brano a cui sono molto legato. Perché no!

 

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photo©JaderLoreti

16/06/2020

Salvatore Margarone www.musicandosite.com

 

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