Aida a Verona: un flop per la prima?

Aida a Verona: un flop per la prima?

 

Aida di G. Verdi per la seconda serata del 99° Arena Opera Festival, con scene e regia di Franco Zeffirelli.

 

 

Verona, 18 giugno 2022

 

Aida ha sempre richiamato molto pubblico all’Arena di Verona che non è mancato nemmeno quest’anno con quasi 13.000 spettatori. Già all’inizio però si percepiva che qualcosa non andava: con il pubblico già seduto si montavano ancora parti della scenografia, tanto da far slittare di almeno 15 minuti l’inizio dell’opera. Con le prime note dell’orchestra i nostri dubbi iniziali non sono stati smentiti, era evidente anche una certa incertezza sul palcoscenico, ma anche nella buca orchestrale affidata a Daniel Oren.

Le perplessità sono aumentate durante l’esecuzione, un certo imbarazzo e incredulità serpeggiava tra il pubblico, l’impressione che se ne aveva era quella che tutto fosse stato lasciato sul palcoscenico alla rinfusa, quasi senza una logica, nella speranza che potesse andar bene comunque, ma era estremamente eclatante proprio la mancanza di prove di regia e d’insieme con l’orchestra.

Il comparto vocale è stato molto deludente, a partire da Radamès interpretato da Murat Karahan: sin dalle prime note emesse è stato chiaro che il ruolo non è per le sue corde. Il volume della voce non sostiene la difficile parte tenorile e ci è sempre apparso affaticato. Deludente anche Ramfis affidato a Ferruccio Furlanetto, la cui voce non è più quella di un tempo.

Voce rigida invece quella di Sava Vemić nei panni del Re: anche se timbricamente buona e interpretativamente austera la sua voce ci è sembrata un po’ trattenuta nell’emissione.

Ottima invece l’esecuzione di Carlo Bosi che, con voce squillante, ha vestito i panni del Messaggero, così come Roman Burdenko che ha interpretato Amonasro con voce solida e timbrata e con una bellissima presenza scenica. Forse di questo primo cast è l’unico che si è saputo destreggiare bene sul palcoscenico senza mostrare cenni d’incertezze.

Incertezze che sono state evidenti invece sulla protagonista Aida affidata a Liudmyla Monastryrska: dotata di una notevole quantità di voce, non sembra però saperla domare. La sua Aida pecca nei fraseggi, molto nella dizione e nei movimenti scenici, che proprio per la protagonista erano a dir poco imbarazzanti. Stecche sugli acuti, mancanza di filature vocali e, appunto, una pessima dizione hanno reso sofferente l’ascolto dell’opera.

In questa grande confusione non ci potevamo aspettare dei risultati positivi, tanto che sono stati poco più che accettabili quelli della Amneris di Ekaterina Semenchuk la quale, anche se dotata di un buon strumento vocale, anch’essa si è trovata in alcuni momenti spiazzata. Forse perché, non essendo supportata sul palcoscenico dai colleghi, non è riuscita ad esprimere il meglio di sé stessa in un ruolo fondamentale dell’opera verdiana.

Bene invece la Sacerdotessa affidata a Francesca Maionchi che, dal retro palco, ha eseguito dignitosamente la sua interpretazione insieme al Coro della Fondazione Arena. Quest’ultimo in splendida forma, curato da Ulisse Trabacchin, è stato corretto nei suoi interventi, ma non sono mancate comunque alcune scollature con la buca, come del resto per gli altri artisti durante la serata.

Daniel Oren, invece, ha dovuto domare più di qualche volta l’esuberanza orchestrale per non sovrastare le voci sulla scena. Ci sono stati comunque dei bei momenti lirici emersi dall’orchestra, specialmente negli assolo strumentali dei quali se ne è apprezzato il fraseggio e la morbidezza sonora.

Bene anche i ballerini Ana Sofia Scheller, Fernando Montano e Ekaterina Olenik che, con i loro movimenti curati da Gaetano Petrosino e, in generale, dal coreografo dello spettacolo Vladimir Vasiliev, hanno dato un tocco di leggerezza alla serata, che è risultata purtroppo lunga e sfiancante per i motivi sopra esposti. Belli i luminosi costumi di Anna Anni che hanno dato più colore alla scena dorata della piramide onnipresente sul palcoscenico.

Non sono mancati comunque gli applausi, ma senza acclamazioni, alla fine dello spettacolo; qualche prova in più e una migliore coordinazione del tutto non guasterebbe in vista delle prossime recite.

Speriamo con i prossimi cast di poter godere di questa meravigliosa opera verdiana che non finisce mai di affascinare comunque il pubblico con le sue sublimi melodie.

 

 

Salvatore Margarone

La recensione si riferisce alla prima del 18 Giugno 2022

Photo©ENNEVI

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